Brexit, il Parlamento dice no alle elezioni anticipate. Johnson come Salvini: «È un oltraggio al popolo»
10/09/2019 di Enzo Boldi
Come era facilmente prevedibile, il Parlamento britannico ha bocciato per la seconda volta la mozione presentata da Boris Johnson per la convocazione di elezioni anticipate il 15 ottobre. La Camera dei Comuni ha ribadito il suo no alla proposta del premier con il voto arrivato questa notte: 293 sì contro 46 pareri contrari che si sono sommati ai numerosi astenuti. La stessa mozione, la scorsa settimana, aveva avuto un esito molto simile, con 298 sì e 56 no. Numeri molto distanti dalla maggioranza di due terzi del Parlamento, 434, che rappresentava il quorum necessario per approvare la richiesta del leader dei Conservatori. Ora i Laburisti, guidati da Jeremy Corbyn, chiedono al premier di procedere con la sospensione della Brexit no deal, nel rispetto della legge varata nei giorni scorsi.
E la reazione di Boris Johnson ricorda molto da vicino quelle avute in Italia da Matteo Salvini e Giorgia Meloni all’indomani delle trattative per un’alleanza parlamentare alternativa, tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, che non ha permesso il ritorno alle urne. «Le opposizioni pensano di capire le cose meglio del popolo, credono di poter rinviare la Brexit senza chiedere al popolo britannico di dire la sua in una elezione – ha detto il premier britannico furente -. Io non chiederò un altro rinvio».
Brexit e caos
E i tratti sovranisti si ripropongono anche nella frase che ha chiuso il discorso di Boris Johnson dopo la seconda bocciatura (in una settimana) della sua mozione per le elezioni anticipate il 15 ottobre prossimo: «L’unica ragionevole spiegazione è che hanno paura che vinceremo noi». Cose già viste e già sentita anche da noi in Italia dopo la decisione di dare un nuovo incarico a Giuseppe Conte con una nuova maggioranza Parlamentare.
La sospensione parlamentare fino al 14 ottobre
La situazione con vista sulla Brexit, dunque, è quasi incendiaria. I laburisti di Jeremy Corbyn continuano a mantenere la schiena dritta, facendo una dura opposizione al governo guidato da Boris Johnson che, da par suo, sembra essersi impanato in una direzione no deal con sotterfugi discutibili come la sospensione dei lavori parlamentari fino al 14 ottobre.
(foto di copertina: Steve Taylor/SOPA Images via ZUMA Wire)