Alla fine è arrivato il Brexit Day, e adesso come funzionerà?
31/01/2020 di Gaia Mellone
Sembrava incredibile eppure il Brexit Day è arrivato: dalla mezzanotte di oggi 31 gennaio 2020 il regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea. Dopo rinvii, negoziati andati male, richieste di nuovi referendum e tre leader del governo, il giorno tanto atteso è giunto. Attenzione però: le cose non cambieranno immediatamente, perché il 2020 sarà il cosiddetto “anno di transizione” in cui verranno stabilite le regole definitive dei rapporti tra Ue e Uk. Qualche direttiva però già c’è.
Alla fine è arrivato il Brexit Day, e adesso come funzionerà?
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Ad essere chiaro è sicuramente il calendario. A mezzanotte inizierà il periodo di transizione durante il quale l’Unione Europea e il Regno Unito dovranno mettere a punto tutti gli accordi, soprattutto in termini commerciali e di sicurezza, per regolare le relazioni future. Entro marzo 2020 verranno designati i ministri che saranno delegati a questo compito, e che dovranno presentare una relazione sullo status dei negoziati a giugno 2020. Quella sarà anche la scadenza limite entro la quale il Regno Unito potrà chiedere di allungare il periodo di transizione. A fine novembre invece l’accordo dovrà essere pronto per essere presentato al Parlamento Europeo che dovrà ratificarlo entro la fine dell’anno. Se questo non dovesse avvenire e non fosse stata richiesta per tempo una proroga del periodo di transizione, dal 1 gennaio 2021 entreranno in vigore gli standard WTO, ovvero quelli sanciti dall’Organizzazione mondiale del commercio (in inglese World Trade Organization).
Sorge spontaneo chiedersi che fine faranno gli europarlamentari del Regno Unito, così come il ruolo dell’isola oltre la manica all’interno di tutte le istituzione europee. L’Uk esce formalmente, e i posti lasciati vuoti verranno ridistribuiti, anche se per tutto il 2020 il Paese rimarrà comunque soggetto a tali direttive così come alla Corte di Giustizia Europea, e dovrà comunque contribuire al bilancio europeo.
Erasmus e viaggi
Per sfatare la bufala che si era diffusa nelle scorse settimane: sarà ancora possibile svolgere l’Erasmus nel regno Unito. Il governo infatti ha annunciato che non ha nessuna intenzione di ritirarsi dal programma che permette gli studi all’estero: probabilmente cambierà qualche formalità burocratica, ma gli studenti che sognano di passare un anno nel paese della Regina potranno ancora farlo. Così come sarà ancora possibile viaggiare a scopo turistico senza particolari cambiamenti. Sarà necessario utilizzare il passaporto e richiedere un visto turistico, con validità massima di tre mesi, prima di partire. Nulla di sconvolgente, e che comunque si renderà necessario solo dal 2021. Per quest’anno transitorio sarà ancora possibile muoversi come si è sempre fatto, con carta di identità valida per l’espatrio e senza visto.
Residenza
A scatenare il panico è stato il punto di domanda sul futuro di quei 3 milioni e mezzo di europei, di cui 700mila italiani, che si sono trasferiti nel Regno Unito. Un panico immotivato in realtà: il governo precedente aveva già avviato il programma del Settlement Status che assegna la residenza permanente a tutti coloro che si sono trasferiti in Uk da almeno 5 anni. Per quanto riguarda chi invece non aveva ancora raggiunto quella soglia di anni, è bastato richiedere un permesso “temporaneo” che, allo scattare dei 5 anni, permetterà di richiedere la residenza permanente. Un processo molto semplice che per lo più si compie online: insomma panico immotivato. E chi ha in progetto di trasferirsi durante il periodo di transizione, nessun problema: basterà fare la richiesta di permesso temporaneo per cominciare a maturare i 5 anni. Dalla fine del periodo transitorio invece, per trasferirsi nel regno Unito bisognerà avviare una richiesta e mettersi “in fila”: l’entrata verrà gestita con un sistema a punteggio, come succede ad esempio in Canada, per favorire una immigrazione di qualità e di eccellenza.
Accordi commerciali e sicurezza
Il vero nodo da sciogliere è invece quello relativo ai rapporti commerciali. Dal 2021 infatti il Regno Unito dovrà, molto probabilmente e salvo diversi accordi, introdurre controlli più stringenti e forse anche dazi doganali sulle merci. Questo è dato per certo anche dal fatto che il governo britannico ha chiaramente espresso l’intenzione di allontanarsi dai regolamenti europei. Spinoso sarà anche la gestione della sicurezza internazionale. Un esempio è il fatto che Londra si sia mostrata allineata con Washington per quanto riguarda la digital tax. Lo stesso Donald Trump aveva dichiarato che «arriverà un nuovo massiccio accordo commerciale dopo la Brexit, che ha il potenziale per essere molto più grande e redditizio di qualsiasi altro, che potrebbe essere trovato con l’Unione Europea». Nell’accordo proposto da Boris Johnson e promosso da Westminster e Parlamento Europeo, si parla di una «partnership ambiziosa, ampia, profonda e flessibile attraverso la cooperazione commerciale ed economica che abbia al centro un accordo di libero scambio ampio e bilanciato».
(Credits immagine di copertina: Photo by Rocco Dipoppa on Unsplash; Boris Johnson Facebook)