Bologna, festini con cocaina e prostitute minorenni: ai domiciliari leghista candidato con Borgonzoni

Si attendono ulteriori dettagli dall’Arma in un incontro stampa a Bologna

02/09/2020 di Ilaria Roncone

L’operazione dei carabinieri di Bologna centro ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari di vario tipo nei riguardi di altrettante persone accusate di reati che vanno dall’induzione alla prostituzione all’ambito degli stupefacenti. Tra questi figurerebbe anche Luca Cavazza, 27enne noto per essere stato candidato con Lucia Borgonzoni alle regionali dello scorso gennaio in Emilia-Romagna e nell’ambito ultras della Virtus pallacanestro.

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Chi è Luca Cavazza, leghista coinvolto nei festini con coca e squillo minorenni

Luca Cavazza è un aspirante politico che fa l’agente immobiliare e che è noto negli ambienti ultras della Virtus pallacanestro. Ha 27 anni e in politica ci ha già provato più volte: durante le scorse regionali in Emilia-Romagna, candidato al fianco della leghista Lucia Borgonzoni, e tre anni prima – nel 2016 – a 23 anni. All’epoca fu il più giovane in corsa alle elezioni comunali per eleggere il nuovo sindaco di Bologna, quella volta per Forza Italia. In quel periodo salì alla ribalta nelle cronache nostrane per un post su Facebook in cui scrisse, visitando la tomba di Mussolini: «Tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato. A noi!».

Le orge in villa tra minorenni e cocaina

Stando a quanto trapelato finora dalle indagini, tra le vittime coinvolte ci sarebbero ragazzine minorenni coinvolte nell’utilizzo di sostanze stupefacenti. A questo proposito per l’imprenditore Davide Bacci è scattato il carcere: nella sua villa, stando a quanto sostiene l’accusa, si sarebbero tenute vere e proprie orge. Nella giornata di ieri sono state eseguite una serie di perquisizioni e l’ipotesi degli investigatori fa emergere un vero e proprio giro di ragazzine adescate e condotte in residence fuori città per prestazioni sessuali in cambio di droga. Il giro di indagini è partito dalla denuncia della madre di una delle ragazzine che ha visto il video sul cellulare della figlia.

(Immagine copertina da Pixabay)

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