Non solo Neil Young: la campagna per annullare gli abbonamenti a Spotify

Su Facebook è partita dalla pagina progressista The Other 98%

28/01/2022 di Gianmichele Laino

Quello di Spotify che, di fatto, ha rinunciato alla musica di Neil Young a favore del mantenimento, invece, del podcast di Joe Rogan – che secondo la comunità scientifica diffonde disinformazione sul coronavirus e sui vaccini, ospitando anche personaggi dalla dubbia credibilità e inclini a credere alle teorie del complotto – rischia di essere un autogol clamoroso. Infatti, sui social network – dopo quanto accaduto ieri – è partita una vera e propria campagna che chiede agli utenti di disdire il proprio abbonamento, per dare un segnale alla multinazionale. È il caso, ad esempio, della community del noto progetto social The Others 98%.

LEGGI ANCHE > E così Spotify ha preferito il podcast che fa disinformazione alla musica di Neil Young

Boicottaggio Spotify, la campagna sui social network

The Others 98% è una pagina che, attraverso lo stile comunicativo dei meme, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi progressisti. Ha oltre 6,5 milioni di followers e la sua voce è molto ascoltata, soprattutto al di là dell’Atlantico. La sua iniziativa, dopo la scelta di Spotify di non dare seguito all’aut aut di Neil Young (che non voleva che la sua musica stesse sulla stessa piattaforma di un podcast di disinformazione su coronavirus e vaccini), è quella di lanciare un boicottaggio degli abbonamenti alla piattaforma di streaming musicale.

«Se non annulli l’abbonamento a Spotify – si legge nel post lanciato qualche ora fa -, sostieni attivamente un’azienda che diffonde vetriolo razzista, disinformazione e gestisce una piattaforma altamente sfruttatrice, in cui il proprietario dell’amministratore delegato guadagna miliardi, mentre gli artisti guadagnano 40 miseri centesimi ogni 100 stream. Spotify è una truffa e deve essere cancellato […] Joe Rogan non è uno scherzo: è un pericoloso bigotto che viene pagato milioni per diffondere odio».

La stampa ha sempre monitorato con attenzione le battaglie portate avanti da The Others 98%: Axios, ad esempio, lo ha definitoun “indicatore precoce” di movimenti in crescita, e Other98 è stato citato anche dal New York Times in un approfondimento sul potere senza precedenti di Facebook sul dibattito pubblico negli Stati Uniti. Un termometro, dunque, della situazione. Alla replica di alcuni utenti, la non-profit ha detto di non essere un protagonista della cancel-culture che, invece, sembra essere appannaggio dei conservatori e dei repubblicani. Staremo a vedere se questa campagna – così come altre che si diffonderanno dopo la notizia del ritiro della musica di Neil Young da Spotify – porteranno l’azienda a una retromarcia.

Share this article
TAGS