Il blogger ucciso da un hater mentre parlava a una conferenza sui troll

27/06/2018 di Redazione

Fermatevi un attimo a leggere questa notizia, che ci aiuta a riflettere su quanto sia diventato devastante l’odio sul web. In Giappone, domenica scorsa, il famoso blogger Kenichiro Okamoto (conosciuto con il nickname di Hagex) stava parlando a un seminario a Fukuoka. L’argomento della conferenza riguardava le nuove tecnologie e i metodi per risultare famosi sul web: tra i vari punti trattati, gli errori da evitare nella realizzazione di un blog e il rapporto con i cosiddetti troll, ovvero account (molto spesso fittizi) che intervengono nelle discussioni al fine di dirottarle sull’insulto.

LEGGI ANCHE > Condivide il post su Soumalia Sacko e viene minacciato di morte

Blogger Okamoto, i sospetti

In una pausa del convegno, Okamoto si è allontanato dal tavolo dei relatori per andare in bagno ed è stato pugnalato a morte. Qualche ora dopo, presso le autorità di polizia cittadine si è presentato un uomo – un 42enne di nome Hidemitsu Matsumoto – che ha affermato di serbare un profondo rancore nei confronti di Okamoto, perché i due avevano avuto più volte degli scontri molto accesi sul web. La notizia è stata riportata dal quotidiano giapponese The Asahi Shimbun.

In effetti, prima del folle gesto, un utente che si faceva chiamare Teino Sensei (oppure Mr. Idiot) aveva affermato che si sarebbe consegnato e che si sarebbe assunto le responsabilità dell’omicidio. Era proprio lui il bersaglio di alcuni post di Okamoto, in cui denunciava l’hater del web, mostrando i messaggi minatori che gli arrivavano sui propri canali social sin dal 2016.

Blogger Okamoto, gli screzi con l’hater sul suo profilo

Addirittura, il blog di Okamoto aveva bloccato più volte l’account di Teino Sensei, ogni volta che sulle sue pagine web arrivavano dei commenti sgraditi da parte dell’utente. Il blogger utilizzava proprio questo esempio per affermare quanto gli haters del web possano essere dannosi per gli utenti comuni di internet: «Non è un problema per le persone come me che sono abituate al linguaggio offensivo – affermava -, ma per la maggior parte delle persone costituisce motivo di forte preoccupazione».

Invece, si è verificato l’impensabile. L’odio online si è trasformato in odio reale che, a sua volta, è sfociato nel gesto criminale di una persona che è arrivato ad ammazzare il bersaglio delle sue critiche e delle sue minacce sul web.

 

Share this article