Beppe Grillo: «Le idee di Salvini? Pari ai dialoghi di uno spaghetti western»

16/05/2019 di Enzo Boldi

Ogni volta che parla Beppe Grillo, i decibel si alzano. La competizione elettorale tra il Movimento 5 Stelle e la Lega prosegue a suon di attacchi per la serie ‘C’eravamo tanto amati’. Dopo il continuo scambio di battute tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ecco entrare nel gioco anche Beppe Grillo, garante del M5S. Il comico genovese ha attaccato ferocemente il ministro dell’Interno, affossando le idee che lui diffonde nelle piazze italiane e invitandolo (anche se non è questo il termine più giusto) a frequentare di più le stanze del Viminale.

«Ritengo le idee di Matteo Salvini allo stesso livello dei dialoghi di uno spaghetti western – ha detto Beppe Grillo nella sua intervista a ‘7’, rivista del Corriere della Sera, in edicola venerdì -. Lo manderei a calci a fare il suo lavoro al Viminale». Parole non al miele nei confronti di colui il quale sta condividendo la guida del Paese con i suoi figliocci del Movimento 5 Stelle, anche se poi corregge leggermente il tiro ricordando che «però siamo al governo, dobbiamo essere più consapevoli».

Beppe Grillo insulta Salvini e il leader della Lega replica

«La Lega vuole continuare a lavorare, se i Cinque stelle vogliono continuare a litigare o hanno nostalgia di accordi con la sinistra lo dicano chiaramente – ha replicato Matteo Salvini a margine di un comizio elettorale del Carroccio a Foggia, in vista delle elezioni europee di domenica 26 maggio -. Se Di Maio e Beppe Grillo pensano di andare avanti insultando me e la Lega e l’Italia tutti i giorni, non penso sia cosa utile».

Il suo ruolo nel Movimento 5 Stelle

Poi Beppe Grillo ha spiegato anche il suo allontanamento, nei gradi, dal Movimento 5 Stelle, confermato anche dal nuovo statuto che lo ha ‘ridotto’ a garante. «Il mio ruolo è come quello dei primi stati dell’Apollo: fornisci la spinta, l’energia, poi ti stacchi un po’. C’erano solo due possibilità: continuare a essere il capo del Movimento oppure assumere la posizione del garante». Infine spiega la differenza tra l’attore politico (o militante) e quello di teatro: «Se fai un passo di lato davanti alla platea di un teatro si incazzano, e hanno ragione. La piazza, da noi, è un fenomeno sconosciuto perché non è raccontato da nessuno in modo corretto, cercano solo di sminuirla o di aumentarla di importanza, a seconda dei casi»

(foto di copertina: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

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