Beppe Grillo rinnega il leader No Tav Perino: «Non avere i numeri, non significa tradire»

E anche questa è andata. Un’altra stella di quel Movimento che doveva incarnare il cambiamento è caduta. Il sì alla Tav è una sconfitta per i pentastellati, nonostante le parole del fondatore Beppe Grillo che, dopo diverso tempo, rompe il silenzio sugli argomenti di attualità e sulle questioni inerenti il governo per scaricare definitivamente Alberto Perino, storico leader No Tav che si era schierato sulle posizioni del Movimento 5 Stelle, quando quest’ultima forza politica sembrava essere rimasta l’unica dell’arco costituzionale a sposare la battaglia contro l’opera in Val di Susa.

Beppe Grillo contro Perino che ha definito ‘traditori’ i politici del M5S

Oggi, quel M5S che è al governo non è riuscito a impedire che il presidente del Consiglio – espressione politica di quello stesso movimento – affermasse che la Tav è un’opera che si deve realizzare, né che l’alleato di governo, la Lega, votasse con le opposizioni una mozione parlamentare a favore dell’infrastruttura. Una sconfitta in piena regola, che in tanti – nel Movimento – hanno provato a minimizzare, continuando a mostrare la faccia dei combattenti e dei duri e puri anche su questo tema.

Ma a chi si è impegnato per anni nella battaglia No Tav non la si fa. Per questo Alberto Perino, leader dei comitati, aveva affermato che la mozione no Tav del Movimento 5 Stelle al Senato, con queste premesse, era un modo inutile per salvarsi la faccia e che il fatto di dare un proseguimento all’opera rappresentava un vero e proprio tradimento dei pentastellati alla causa della Val di Susa.

La risposta di Beppe Grillo al ‘traditori’ di Perino

Beppe Grillo, tuttavia, non ci sta. E scarica Perino in maniera decisa, con il suo solito stile aggressivo:

«Tradire – ha detto Beppe Grillo -, anche se non è un termine di moda, significa qualcosa come passare dalla parte dell’avversario. La sua è una pacatezza ipocrita che fa l’occhiolino a chi si è dimenticato cosa significhi quella parola. Non avere la forza numerica per bloccare l’inutile piramide non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene».

Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha definitivamente messo una croce sopra all’esperienza con Perino:

«In Val di Susa ho rimediato un candelotto in faccia e 4 mesi di condanna, ma il peggio è essere stato al fianco di uno che oggi (solo per il fatto che questo è un paese democratico) mi da del traditore. Questa è una delusione, non perché abbiamo mai mangiato insieme, piuttosto per averla così sopravvalutata. I suoi sforzi per insultare me ed il movimento, con tarda pacatezza, esprimono la dinamicità di un fermacarte, incapace di farsi delle nuove domande, mentre l’avversario ha già cambiato pelle moltissime volte».

Una reazione scomposta quella del fondatore, spesso iper-critico nei confronti dei pentastellati di governo. Questa volta finisce anche lui nella trappola della contraddizione: essere al governo e non riuscire a fermare un’opera che il governo stesso vuole (nonostante il contratto dell’alleanza con la Lega dicesse altro) non può non essere definito tradimento.

FOTO: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

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