Beirut, il ministro della Salute raccomanda: «Aria tossica e a lungo termine mortale, chi può lasci la città»

I soccorsi continuano a lavorare e si comincia a parlare delle conseguenze sull'aria della città

05/08/2020 di Ilaria Roncone

Le autorità libanesi hanno chiaramente chiesto a tutti coloro che possono farlo di andare via dalla città, devastate dalle due potentissime esplosioni di ieri scaturite da un deposito di nitrato d’ammonio di 2.750 tonnellate sequestrate da una nave anni fa. Il bilancio – destinato a salire – per ora è di 78 morti e 4 mila feriti. Il ministro della Salute Haman Hasad, citato dai media locali, ha affermato che i materiali pericolosi che sono stati sprigionati dalle due esplosioni nell’aria potrebbero avere degli effetti mortali a lungo termine. Intanto dagli USA Trump parla di un possibile attentato e «non di un incidente industriale».

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Ancora persone intrappolate sotto le macerie

Il numero delle vittime, considerate le immagini che arrivano dalla capitale libanese, è destinato a salire. L’esplosione avvertita anche a Cipro, 200 km di distanza, ha causato effetti devastanti non solamente sull’aria: un testimone sentito da Ansa che vive a qualche chilometro dal porto ha parlato di uno spostamento di aria tale da far saltare tutte le placche delle prese di corrente che erano presenti nella sua abitazione. In tutti i quartieri attorno non c’è un vetro che sia rimasto intatto e ci sono molte persone ancora intrappolate a Mar Mikhael, nell’edificio di Electricité du Liban, l’ente elettrico nazionale. Anche sull’autostrada costiera che va verso nord e che passa vicino al porto si trovano una serie di automobili semidistrutte e la carreggiata rimane coperta di detriti.

Danni anche all’aeroporto distante alcuni chilometri

L’aeroporto internazionale Rafic Hariri, che si trova ad alcuni chilometri di distanza, ha subito evidenti danni. Sull’esplosione continuano a rincorrersi voci di ogni tipo e il primo ministro Hassan Diab ha detto che «i responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo». Stando a quanto dice il responsabile delle forse di sicurezza nazionali, il generale Abbas Ibrahim, l’origine della catastrofe è quella che le agenzie del mondo continuano a battere: l’incendio sviluppatosi nel deposito di materiali altamente infiammabili che erano stati sequestrati in passato. Dal Libano l’appello ai paesi amici per «stare al suo fianco e ad aiutarci a guarire le nostre ferite profonde». Da Israele arriva l’offerta di «aiuti umanitari e medici e immediata assistenza di emergenza».

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