Brignone: «Una lista femminista per connettere la politica al mondo reale»

Beatrice Brignone parte dall’analisi del voto in Basilicata per arrivare a discutere dello stimolante progetto della sinistra in vista delle elezioni europee 2019: proporre una lista femminista, ambientalista e progressista che possa unire le diverse anime disperse che non riescono a riconoscersi nell’esperienza del Partito Democratico. Nella regione del sud, la lista Basilicata Possibile ha ottenuto un buon risultato: un 4% abbondante che ha evidenziato la presenza di uno spazio da riempire.

Beatrice Brignone analizza il voto in Basilicata

«Il risultato di Valerio Tramutoli – dice Beatrice Brignone – che noi sostenevamo è buono ed è basato su dei temi che sentiamo nostri. C’era una proposta ambientalista molto forte e il candidato della lista Basilicata Possibile fa parte di quella società civile che si sta muovendo. E che cerca di far capire al Partito Democratico che c’è ancora tanto lavoro da fare per ricostituire l’unità del centrosinistra. Forse, la direzione presa in queste elezioni regionali non era quella giusta. Bisogna impostare una seria riflessione».

Ovviamente, per le elezioni europee di maggio 2019, il discorso è diverso. C’è la forte componente europeista che bisogna considerare. Ci sono alcune forze che puntano a dialogare per trovare una quadra comune. Non soltanto Possibile, ma le altre sigle della sinistra che non condividono in questo momento il percorso del Partito Democratico, con l’allargamento alla componente ambientalista dei Verdi italiani ed europei.

Beatrice Brignone lancia la proposta femminista ed ecologista per le Europee 2019

«Lo spunto per questa nostra proposta femminista, ambientalista e progressista è arrivato da due piazze in modo particolare – dice Beatrice Brignone -: quella dell’8 marzo per lo sciopero globale delle donne e quella del 15 marzo, quando migliaia di ragazzi hanno manifestato per denunciare i cambiamenti climatici. Io ho vissuto con molto disagio quest’ultima piazza: i ragazzi ci stavano dicendo a voce alta che noi adulti nelle istituzioni non siamo riusciti a trovare una soluzione ai problemi che loro denunciavano».

Ecco dunque la proposta da cui partire. Beatrice Brignone guarda però anche ad altre piazze italiane: quella che chiede una risposta forte sul tema del lavoro (e allora è impossibile non fare riferimento alla manifestazione unitaria dei sindacati del 9 febbraio scorso), così come quella che chiederà chiarezza sui dirtti civili e sociali. A questo proposito si annunciano cruciali i giorni del prossimo finesettimana, quando a Verona si svolgerà il Congresso mondiale delle Famiglie tradizionali.

Il contrasto al Congresso delle Famiglie di Verona e al ddl Pillon

«Noi saremo lì – ha detto Beatrice Brignone -, monitoreremo la manifestazione con dei sit-in e presenteremo il libro I nostri corpi come anticorpi (scritto insieme a Francesca Druetti, ndr) e che parla di quanto sia ingiusto il ddl Pillon. Nei fatti, si tratta di un provvedimento che punta a rendere impraticabile la legge sul divorzio e che punta a mettere a tacere le denunce delle violenze familiari. In nome del concetto di famiglia si cerca di silenziare i diritti dei singoli componenti di questa stessa famiglia».

Inoltre, si mette in evidenza la forte contraddizione del governo su questo Congresso della Famiglia. Già la questione del patrocinio del governo dato, poi tolto e poi rimesso in altra forma rappresenta al meglio il disorientamento del Movimento 5 Stelle nei confronti di una manifestazione che avrà nel ministro leghista Lorenzo Fontana uno dei suoi promotori e nel ministro dell’Interno Matteo Salvini il suo ospite principale. «Il Movimento 5 Stelle è molto ipocrita sul tema – dice Brignone -: il ddl Pillon è stato firmato anche da due senatori del M5S. I pentastellati sbraitano solo, vedi le frasi di Luigi Di Maio qualche giorno fa, ma in realtà sembrano molto a loro agio con il concetto di famiglia che ha questo governo».

[FOTO da account Twitter di Beatrice Brignone]

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