La vera storia dell’uomo che minaccia con la pistola «uno spacciatore ovviamente di colore» | VIDEO

«Ti sparo, torinese minaccia in video Fb uomo colore», «Ed ecco che siamo arrivati alle armi»: il primo è il titolo di una testata nazionale, il secondo è il commento con cui un utente di Facebook ha accompagnato il video all’interno del quale si vede un uomo minacciare con una pistola un altro uomo che non compare nell’inquadratura.

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Barriera Milano, il video diffuso su Facebook

Nel clima difficile che stiamo vivendo, il minacciato viene immediatamente identificato come una persona di colore, «ovviamente uno spacciatore» (il commento è sempre dell’uomo che ha postato il video su Facebook, nel gruppo La Mia Barriera), e il video diventa subito virale in rete, con analisi becere sull’opportunità di girare in città con un’arma per «difendersi».

Nel video si vede un uomo brandire una pistola a Barriera di Milano, un quartiere periferico di Torino, tra via Calvi e via Spontini. Chi pubblica il video ha affermato di aver contestualmente chiamato la polizia e che il destinatario delle minacce era «un uomo di colore, ovviamente uno spacciatore».

Barriera Milano, la versione ufficiale della Questura di Torino

Dalla questura di Torino – che Giornalettismo ha contattato – confermano solo parzialmente il fatto. In effetti, l’uomo che brandisce una pistola stava minacciando un’altra persona che, tuttavia, non compare nel video. Impossibile, quindi, identificarla e addirittura sapere se si sia trattato o meno di una persona di colore. Da questo punto di vista, infatti, c’è solo la deposizione del testimone a supportare la tesi, ma nessuno si è presentato in questura per affermare di essere stato minacciato da una pistola.

La polizia, inoltre, ha potuto attestare come l’arma in questione fosse una pistola ad aria compressa. L’uomo che la brandiva, in ogni caso, è stato denunciato dopo l’intervento degli agenti che, in queste ore, stanno svolgendo gli opportuni accertamenti per ricostruire nel dettaglio la dinamica dei fatti. Per evitare la diffusione di luoghi comuni («le persone di colore ovviamente spacciatori») o slogan violenti sulla legittima difesa, è opportuno chiarire elementi a cui – con il solo video – non è possibile risalire.

 

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