Baobab, la notte dopo lo sgombero: ecco dove hanno dormito i migranti
14/11/2018 di Gianmichele Laino
Il problema non è lo sgombero in sé (oddio, anche quello è un duro colpo da digerire), ma quello che succede dopo lo sgombero. Ai migranti ospiti del centro Baobab di quello che era stato ribattezzato piazzale Maslox a Roma, ad esempio, è capitato di non avere più un tetto sulla testa. Migranti regolari, con tutti i permessi necessari per restare in Italia, che prima venivano assistiti dai ragazzi del Baobab e che ora, invece, non hanno più un posto dove dormire.
Cosa succede dopo lo sgombero del Baobab
Va da sé, quindi, che un discreto numero degli oltre 100 ospiti del Baobab sgomberato si riversi a dormire in strada. In modo particolare, circa 30 persone si sono sistemate all’addiaccio sotto al ponte della stazione Tiburtina, uno dei non luoghi di Roma, evitato da tutti eppure centralissimo, in una delle zone più trafficate della città.
Hanno dormito all’aperto, nella prima vera notte di freddo autunnale della Capitale. E si sono risvegliati nella nebbia. Ci sono fotografie e testimonianze che lo documentano. E che fanno presente ancora una volta come la soluzione messa in piedi dal ministero dell’Interno, con a capo Matteo Salvini, e dalle forze dell’ordine non sia, in realtà, una soluzione ma un inasprimento del problema.
Lo sgombero del Baobab non è la soluzione al problema, ma il problema stesso
Il fatto di aver sgomberato una struttura che, con tutti i suoi limiti, rappresentava un ricovero per persone che non possono ancora permettersi una casa, non fa altro che mettere altre persone in strada, in luoghi pubblici, esposti al transito della gente. Serve ad alimentare la retorica del «problema sicurezza nelle nostre città», propagandato dalla Lega di governo. I migranti abbandonati in strada diventano ‘visibili’, inconsapevole manifesto elettorale esposto al pubblico per racimolare voti.
«Eccoli lì, dormono in strada. Chissà quanto hanno bevuto, chissà dove andranno domani, chissà cosa ruberanno o chi violenteranno». Le affermazioni dei passanti sono taglienti, il loro sguardo di disprezzo penetra i volti e i cuori di quelle persone che prima avevano almeno degli amici e che ora, invece, non hanno nulla. Al Baobab, almeno, garantivano loro un posto letto, un pasto caldo, una stretta di mano.
L’appello del Baobab
Questa mattina, i volontari dell’associazione si sono ritrovati simbolicamente nello stesso posto che è stato sgomberato ieri mattina con le ruspe e le camionette. Offrivano caffé e brioche e hanno fatto un appello ai romani (e non solo) che hanno un cuore: «Chi può aiutarci a portare colazioni calde da domani, scriva a baobabexperience@gmail.com».
Ci troviamo costretti a ripeterlo ancora una volta: un’idea è impossibile da sgomberare.
(Chi può aiutarci a portare colazioni calde da domani, scriva a baobabexperience@gmail.com) pic.twitter.com/wO4xL1gYQI
— Baobab Experience (@BaobabExp) 14 novembre 2018
[FOTO da account Twitter di Eleonora Camilli di Redattore Sociale]