Come ChatGPT riesce a (non) essere un supporto per gli avvocati
Le storie che arrivano dagli Stati Uniti sono paradossali. Abbiamo intervistato due legali esperti di AI e abbiamo parlato con il senatore che ha "fatto scrivere" il suo intervento a Palazzo Madama al chatbot
04/06/2023 di Redazione Giornalettismo
Gli Stati Uniti corrono ai ripari dagli abusi – anche lavorativi – dell’intelligenza artificiale. L’ultimo caso riguarda avvocati e tribunali. Un giudice del Texas ha, infatti, deciso di vietare agli avvocati l’utilizzo di contenuti generati da ChatGPT per i loro documenti legali. Una misura in linea con quanto accaduto a Manhattan, dove un avvocato ha “ben pensato” di affidarsi al noto chatbot per ottenere suggerimenti sul caso analogo a uno su cui stava lavorando.
Avvocati e ChatGPT, storia di un rapporto conflittuale
Purtroppo per lui, però, i suggerimenti di ChatGPT erano infondati, falsi. Anzi, completamente inventati dalla “fantasia” del chatbot. Una figuraccia epocale che rischia di avere ripercussioni su tutto il settore legale. Perché il rapporto tra giurisprudenza e intelligenza artificiale è lo stesso che si è instaurato tra altre professioni e gli strumenti AI. Inoltre, questa vicenda ha riportato in auge un aspetto non secondario: l’#AI è fallace. Di tutto ciò ne abbiamo parlato con gli avvocati Tommaso Ricci – (specializzato nei settori Data Protection, Cybersecurity e TMT) e Giulio Coraggio (responsabile del dipartimento di Intellectual Property & Technology).
Ma c’è anche altro. Perché mercoledì 31 maggio, ChatGPT ha fatto il suo esordio anche nelle Aule del Parlamento italiano. A dare “voce” al chatbot di intelligenza artificiale è stato il senatore Marco Lombardo (di Azione) che, a mo’ di provocazione, ha letto il suo intervento a Palazzo Madama per poi svelare a tutti i colleghi – nel corso della seduta – come quel testo fosse stato generato dal chatbot. Perché lo ha fatto? Ai microfoni di Giornalettismo il parlamentare ha spiegato la sua scelta.
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