L’Aifa spiega: «Scarse evidenze scientifiche sull’efficacia dell’Avigan»

22/03/2020 di Enzo Boldi

Mentre Luca Zaia annunciava l’inizio delle sperimentazioni con l’Avigan (o Favipiravir, il suo nome commerciale) in Veneto, l’Aifa ha fermato gli entusiasmi spiegando come la reale efficacia di questo antivirale contro il Coronavirus è tutt’altro che accertata. Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco, mancano evidenze scientifiche sul reale valore di questa terapia che avrebbe fatto miracoli in Giappone, spiegando come il campione analizzato in Oriente non sia sufficiente per inserire quel medicinale nei protocolli.

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Ecco il comunicato diffuso dall’Aifa.

In merito alle recenti informazioni circolate in rete e a mezzo stampa relative all’utilizzo della specialità medicinale a base di favipiravir nel trattamento di COVID-19, l’Agenzia italiana del Farmaco precisa quanto segue.

Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA.

L’Aifa smentisce l’efficacia dell’Avigan (per il momento)

«Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19 – si legge ancora nel comunicato -. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aerosol».

I dubbi e i risultati non ufficiali

Al netto del gergo tecnico e medico, l’aspetto più importante è nelle righe finali del comunicato: «Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti»

 

(foto di copertina: Logo Agenzia Italia del Farmaco)

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