Travaglio contro Gallera: «Tra una televendita e l’altra si è accorto che poteva istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro»
08/04/2020 di Enzo Boldi
Il caso della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro continua a far discutere. Nel mirino sono finiti l’assessore al Welfare Giulio Gallera e il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana. Proprio a loro due Marco Travaglio ha dedicato un editoriale al vetriolo pubblicato sull’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano. Il titolo è emblematico: «Avanzi di Gallera». Così come sono esplicite le accuse rivolte ai due personaggi che, nella giornata di ieri, hanno ammesso che la decisione di chiudere le due cittadine poteva esser presa dalla Regione, senza dover aspettare il governo.
Riferendosi all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Marco Travaglio scrive: «Gli sarebbe bastato digitarla su Google, o chiedere ai governatori Zingaretti, Bonaccini, De Luca e Musumeci, che hanno istituito zone rosse senza scaricabarile con Roma. Invece Gallera, fra una televendita e l’altra, ha personalmente ‘approfondito’ e scoperto con soli 42 anni di ritardo che ‘effettivamente la legge che ci consente di fare la zona rossa c’è’». Il direttore de Il Fatto Quotidiano fa riferimento a quella norma che consente alle Regioni di prendere provvedimenti restrittivi – in abito sanitario – in parti del territorio che lo richiedono con urgenza.
Avanzi di Gallera, l’editoriale di Marco Travaglio
Nel suo editoriale «Avanzi di Gallera», Travaglio sottolinea come l’assessore al Welfare abbia ammesso di essere a conoscenza dei dei casi di contagio all’interno dell’Ospedale di Alzano fin dal 23 febbraio dove venne effettuata solamente una sanificazione durata tre ore, prima della sua riapertura. Per poi decidere di muovere i primi passi verso la dichiarazione di zona rossa dei comuni di Alzano e Nembro con due settimane di ritardo.
Il paragone Fontana-Cadorna
Ma c’è spazio anche per il governatore della Regione Lombardia, con un paragone storico: «Dopo una simile Caporetto, se questa fosse gente seria come il generale Cadorna, uscirebbe dal nuovo Pirellone con le mani alzate: non per aver perso la guerra, ma per non averla neppure combattuta. Ma le dimissioni non si addicono ai cabarettisti e, temiamo, neppure i processi: per commettere un reato, bisogna sapere almeno vagamente quel che si fa».
(foto di copertina: da Otto e Mezzo, La7)