Per ora il pass digitale per spostarsi può aspettare (sostituito dalle autocertificazioni)

Per la prima tappa del 26 aprile, l'Italia si affida ancora una volta al cartaceo

20/04/2021 di Redazione

Italia, anno zero. Non tanto perché dal 26 aprile, con le prime riaperture tra regioni si torna alla mobilità dopo un periodo davvero lungo (per tutta la seconda ondata questa azione così normale in altri tempi era diventata un vero e proprio divieto o enigma per chi aveva necessità di muoversi da una regione all’altra). Piuttosto, perché per affrontare questo passaggio decisivo per la lotta alla pandemia, l’Italia si affiderà ancora una volta alla carta. L’autocertificazione dal 26 aprile per lo spostamento tra regioni è l’ipotesi al momento più concreta (riportata in esclusiva dal Corriere della Sera) e va a prevalere di gran lunga rispetto a quella del pass digitale che era stata prospettata al momento dell’annuncio dell’allentamento delle misure anti contagio.

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Autocertificazione dal 26 aprile, altro che pass

Nell’autocertificazione bisognerà attestare che gli spostamenti avverranno in seguito a un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti, alla somministrazione della vaccinazione o all’avvenuta negativizzazione da Covid-19 nei sei mesi precedenti alla data dello spostamento. Una ratio diversa, insomma, rispetto alle autocertificazioni utilizzate fino a questo momento per giustificare le ragioni dello spostamento (motivi di salute, motivi di lavoro, motivi di necessità e urgenza).

Cambia la sostanza, dunque, ma non cambia la forma dal momento che l’annunciata digitalizzazione (si era parlato di un coinvolgimento della piattaforma di Poste Italiane, già molto attiva nelle prenotazioni per le vaccinazioni in alcune regioni italiane) non avverrà almeno nel breve periodo. Eppure, il formato digitale di un prodotto del genere – che dovrebbe certificare una circolazione sicura da parte dei cittadini italiani, rendendo più semplice il lavoro delle forze dell’ordine negli eventuali controlli che, tra le altre cose, si sono fatti sempre più blandi – è l’unica garanzia per mettere in comunicazione il cittadino, le forze dell’ordine (appunto) e autorità sanitarie, in grado di certificare le tre fattispecie (vaccino somministrato, tampone effettuato, guarigione da Covid-19 attraverso certificato medico).

L’autocertificazione, almeno in questa fase, potrebbe rappresentare un rischio: se è vero che il documento prevede pene severe per le dichiarazioni mendaci (citando gli articoli del codice penale che prevedono questa fattispecie), è pur vero che il “pezzo di carta” resta comunque un documento contestabile. L’annuncio di un pass digitale – fatto da Mario Draghi in conferenza stampa – era stato seguito dal monito che questo processo di modernizzazione sarebbe dovuto avvenire con i tempi giusti. Ma fin quando la digitalizzazione non sarà la prima soluzione (e fin quando dovremo sempre preferire un pezzo di carta a un’applicazione), non potremo dire di vivere in un Paese moderno.

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