«La scarsa fiducia sui vaccini è provocata dai problemi di distribuzione e comunicazione»

Abbiamo intervistato Auro Palomba, Presidente di Reputation Science che questa mattina ha pubblicato il report di come gli italiani parlano sui social dei vaccini

01/03/2021 di Enzo Boldi

L’analisi pubblicata questa mattina da Reputation Science ha attirato l’attenzione mediatica di molti quotidiani. La società – leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione – presieduta da Auro Palomba ha analizzato le comunicazioni social degli italiani sui vaccini e il quadro emerso è incorniciato da incertezze, perplessità e scarsa fiducia. Una parte degli italiani connessi a un social, nelle sue interazioni online, ha espresso dubbi sull’efficacia. Ma il capitolo che deve far più riflettere è la confusione sulla distribuzione e sulla comunicazione. Sia da parte delle aziende, sia dalle istituzioni.

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Per commentare il risultato dell’analisi social di Reputation Science abbiamo intervistato il Presidente Auro Palomba che ci ha spiegato bene le dinamiche del loro studio: «Le nostre non sono considerazioni sull’efficacia o meno dei vari vaccini approvati nel mondo, ma si tratta di un quadro offerto dalle considerazioni fatte sui social dagli utenti. E da quel che abbiamo analizzato emergono alcuni dati interessanti che mostrano come le dinamiche comunicative abbiano influito sulla percezione». Il Presidente di Reputation Science e di Community Group, infatti, ha voluto sottolineare a Giornalettismo come parlare di ‘etichette’ come ‘No Vax’ o ‘Free Vax’ sia fuori target. Perché la loro analisi ha mostrato ben altro.

Auro Palomba commenta l’analisi di Reputation Science

«Il tema principale emerso dalla nostra analisi – ha proseguito Palomba a GTT – è quello della distribuzione. Fin dalle prime settimane, quando in Europa sono sbarcate le prime dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, sono emerse le prime problematiche nella distribuzione. Ed è questo l’argomento principale che ha fatto calare la fiducia nei confronti dei vari vaccini. In primis (come si può notare dal grafico qui sotto) proprio su quello prodotto da Pfizer».

Auro Palomba, grafico Reputation Science

La distribuzione (ma anche la comunicazione, come vedremo in seguito) ha contribuito a questa reputazione negativa per quanto riguarda Pfizer-BioNTech. Mentre, a sorpresa, c’è grande ottimismo per quel che concerne il russo Sputnik V che ancora deve essere approvato dall’Ema, ma che fa ben sperare secondo gli ultimi studi e le ricerche pubblicate su Lancet. Questo, secondo Palomba, ha portato a considerare questo prodotto quasi come «il salvatore della Patria», nonostante ancora non si conoscano i tempi di un suo eventuale arrivo in Europa e in Italia.

«L’altro aspetto che emerge dalla nostra ricerca è la cattiva gestione della comunicazione – ha detto Auro Palomba -. Nessuno si aspettava la pandemia, ma i nuovi media sono stati utilizzati malissimo da tutti. Un comportamento quasi da dilettanti che non hanno consapevolezza di come il comunicare sui social abbia effetti immensi perché qualsiasi cosa viene detta, si moltiplica a dismisura». E senza confini. Il Presidente di Reputation Science, infatti, sottolinea come troppo spesso si sia ragionato nelle logiche di dibattiti da bar, senza comprendere come la questione dovesse essere trattata con una comunicazione più seria.

Il ruolo della stampa nella comunicazione sui vaccini

E l’informazione non è solo quella delle aziende o delle istituzioni, ma anche quella dei vari media: «Io non ho ancora capito se la stampa sia consapevole o inconsapevole. Quando uscimmo con lo studio sugli esperti e le loro presenze tra televisioni, radio e giornali, alcuni quotidiani avevano timore nel pubblicare la nostra analisi. Questo perché, quotidianamente, le loro pagine ospitavano (e ospitano, ndr) le loro interviste. Questo è il frutto dell’infodemia che si è evidenziata fin dall’inizio della fase di emergenza sanitaria». E, in effetti, anche molte testate (declinate sulle varie piattaforme) hanno fin troppo spesso partecipato a questo fenomeno di assembramento comunicativo che ha portato a questo senso di sfiducia nei confronti dei vaccini.

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