La pirateria uccide il calcio, ma anche l’aumento degli abbonamenti
Le campagne istituzionali sono giuste, ma la politica tace di fronte a quelli che sono veri soprusi per i tifosi
16/05/2024 di Enzo Boldi
C’era un tempo in cui il calcio era uno sport popolare. Alla portata di tutti, anche nella sua fruizione. Poche partite venivano trasmesse sulla televisione pubblica e molti appassionati o si recavano allo stadio, o ascoltavano la cronaca dei match in radio. Poi, con l’arrivo della televisione commerciale e le emittenti satellitari (a pagamento), questo paradigma è cambiato. E oggi, vedere le partite di Serie A in televisione è diventato un privilegio per pochi, come confermato dagli aumenti dei prezzi dei vari pacchetti di abbonamento a Dazn).
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Lo dice Bobo Vieri in uno spot (realizzato dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria in collaborazione con l’Agcom) che viene trasmesso prima e durante un match del massimo campionato di Serie A: «Dai un calcio alla pirateria». Lo diceva un altro spot, realizzato dalla Lega Serie A, oltre un anno fa: «La pirateria uccide il calcio». Due messaggi che hanno sono legittimi e sacrosanti: il magico mondo del pallone viene penalizzato da chi non paga gli abbonamenti e sceglie vie come il cosiddetto “pezzotto” per guardare le partite.
Gli aumenti prezzi Dazn uccidono il calcio
Dunque, parliamo di un obiettivo che fa riferimento al rispetto delle leggi e tutti devono raggiungerlo. Però – e no, non è una giustificazione ai comportamenti fraudolenti – appare evidente che questa lotta alla pirateria stia provocando uno scollamento tra il mondo reale e quello fatato del pallone italiano. Partiamo dall’inizio. Partiamo dal Piracy Shield. La piattaforma di Agcom ha come obiettivo quello di individuare e segnalare ai provider italiani quei siti che trasmettono illegalmente le partire del massimo campionato di calcio. Questi ultimi, dopo la segnalazione, devono procedere (entro 30 minuti) con il blocco del DNS in modo tale da non consentire più la visione.
Una dinamica simile dovrebbe riportare tutti sulla retta via: meglio pagare un abbonamento che rischiare di ritrovarsi a pagare una sanzione molto salata. Il fine, dunque, è più che legittimo. Ma tutto ciò, seguendo un filo logico, avrebbe dovuto provocare un effetto positivo in favore degli utenti/telespettatori: una diminuzione dei prezzi degli abbonamenti. E, invece, fin dalla scorsa estate, il costo degli abbonamenti Dazn è aumentato. E continua a farlo.
Le coincidenze
Nel luglio del 2023, avevamo sottolineato la strana coincidenza: il primo aumento (rispetto all’anno precedente) dei prezzi degli abbonamenti Dazn è arrivato poco dopo l’approvazione del ddl anti-pirateria. Il secondo aumento, in pochi mesi, è arrivato nel gennaio di quest’anno, pochi giorni prima dell’avvio delle operazioni della piattaforma Piracy Shield. Insomma, nelle due occasioni ufficiali in cui la legge interviene attivamente per contrastare la pirateria, la piattaforma OTT ha modificato (aumentandoli) i costi dei suoi pacchetti di abbonamento.
Un controsenso. Perché senza pirateria (anche se la battaglia è ancora lunga da vincere e non sembra che la piattaforma Piracy Shield sia lo strumento giusto), dovrebbe emergere il sommerso. Dunque, i prezzi dovrebbero placarsi. E, invece, con un vero e proprio monopolio (seppur figlio di un bando pubblico) si assiste semestralmente a una crescita dei prezzi degli abbonamenti. E i tifosi, lentamente, stanno abbandonando l’idea di guardare le partite in televisioni. Perché è vero che la pirateria uccide il calcio, ma anche i prezzi degli abbonamenti non sono da meno.