L’audio di Casalino, l’Ordine dei giornalisti ha avviato un’istruttoria

24/09/2018 di Redazione

La vicenda dell’audio di Rocco Casalino con accuse ai dirigenti del Ministero dell’Economia con minaccia di vendetta da parte del M5S non si chiude con la polemica politica. Il portavoce del premier Giuseppe Conte rischia infatti provvedimenti dell’ordine professionale per le dichiarazioni rese ai colleghi nella registrazione inviata. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha avviato l’iter per la trasmissione al Consiglio di disciplina territoriale del file audio registrato da Casalino «nell’esercizio delle sue funzioni». A darne notizia in un comunicato è stato oggi Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei giornalisti lombardo.

 

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Rocco Casalino, l’Ordine dei giornalisti trasmette il file audio al Consiglio di disciplina

L’Odg della Lombardia spiega che il Consiglio di disciplina territoriale dovrà verificare, «nell’ambito dell’autonomia riconosciutagli dalla legge 138/2011, se le dichiarazioni del giornalista professionista Casalino», il loro tenore e l’uso del linguaggio «siano pertinenti, continenti e compatibili» con gli articoli 2 e 11 della legge professionale (la legge numero 69 del 3 febbraio 1963).

L’esposto-denuncia dei Verdi in Procura

Ma c’è anche chi ipotizza responsabilità penali per Casalino. Due esponenti dei Verdi, Angelo Bonelli e Francesco Maria Alemanni, hanno presentato un esposto-denuncia al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, sull’audio in cui Casalino dice testualmente che «nel Movimento è pronta una mega vendetta, cioè c’è chi giura che se poi all’ultimo non dovessero uscir fuori i soldi per il reddito di cittadinanza, tutto il 2019 sarà dedicato a far fuori una marea di gente del Mef. Non ce ne fregherà veramente niente, ci sarà veramente una cosa coi coltelli, proprio, eh?».

Bonelli e Alemanni chiedono di verificare se si possano ravvisare reati, «visto – dicono – che l’articolo 336 del Codice penale prevede che ‘Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale [c.p. 357] o ad un incaricato di un pubblico servizio [c.p. 358], per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell’ufficio o del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni [c.p. 29, 32; c.p.p. 7]. La pena è della reclusione fino a tre anni, se il fatto è commesso per costringere alcuna delle persone anzidette a compiere un atto del proprio ufficio o servizio, o per influire, comunque, su di essa’».

(Foto di copertina da archivio Ansa: il portavoce del premier Rocco Casalino. Credit immagine: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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