Come la Lega in Lombardia sta lanciando il sasso nascondendo la mano
16/04/2020 di Enzo Boldi
Prima le grida verso il cielo, poi si fa retromarcia. Ormai Attilio Fontana è passato dall’essere ‘solamente’ il governatore della Regione Lombardia all’essere l’ariete per portare avanti il tentativo di avanzata delle Lega contro Roma. Esatto, proprio la Capitale che in questa fase storica di emergenza sanitaria viene continuamente citata, quasi a ricordare i vecchi motti di ‘Roma Ladrona’ tanto cari al Carroccio della prima Era. Il partito guidato da Matteo Salvini è sempre più a immagine e somiglianza del proprio leader che ora, mentre la Regione Lombardia è alle prese con le inchieste sulla sanità, prova a sparigliare le carte con dichiarazioni poi rimangiate. Intanto, però, il sasso è stato gettato e la propaganda va avanti.
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L’ultima dichiarazione, ovviamente, è quella richiesta di ripresa delle attività produttive dal prossimo 4 maggio. Cosa c’è di strano in questa istanza? Per rispondere a questa domanda basterebbe leggere l’ultimo DPCM della Presidenza del Consiglio – quello datato 10 aprile 2020 – in cui si indica per tutto il Paese (quindi non solo per la Lombardia) la fine del lockdown proprio per quella data (al netto di eventuali proroghe in base ai numeri del Coronavirus in Italia dei prossimi giorni). Insomma, Attilio Fontana ha chiesto quel che è già previsto.
Attilio Fontana, l’ariete della Lega contro Roma
Perché lo ha fatto? Per intestarsi un qualcosa, una vittoria in questo periodo in cui la Regione che guida – oltre a essere il centro dell’epidemia italiana – è stata sommersa da inchieste giudiziarie: dal Pio Albergo Trivulzio alle altre realtà locali. È pur vero che le indagini si sono diffuse a macchia d’olio su tutto il territorio Nazionale, ma i casi di Milano e altre province – anche per numeri ingenti – fanno parte di quell’iceberg e non ne sono solamente la punta.
Dal ‘non posso’ al ‘posso’: consapevolezze o propaganda?
Poi c’è la questione Dpcm. Attilio Fontana sa bene – o dovrebbe saperlo – che non basta una sua ordinanza per riaprire le attività produttive, ma servono i decreti della presidenza del Consiglio. Sono questi gli unici strumenti per poter dichiarare cosa è da aprire e cosa no. Dire che la Lombardia può riaprire il 4 maggio dopo aver sostenuto per settimane, prima di arrendersi all’evidenza, di non aver avuto i poteri di dichiarare Alzano Lombardo e Nembro ‘zone rosse’ è il classico proclama populista destinato a chi ha scarsa memoria storica.
E ora la richiesta di apertura il 4 maggio. Cosa che è già nelle idee del governo e, se tutto andrà bene, in quel giorno si riprenderà una parziale normalità. Quella che manca a molti italiani e che, inevitabilmente, ha frenato la nostra economia, come accaduto in buona parte del Mondo. Ma se tutto ripartirà non sarà merito della richiesta di Attilio Fontana.
(foto di copertina: da profilo Facebook di Attilio Fontana)