L’attacco turco alle basi Usa «non è stato un errore», Donald Trump minaccia sanzioni «molto dure»

Il bombardamento delle postazioni statunitensi nella zona di Kobane da parte delle truppe di Erdogan «non è stato un errore». Sebbene Ankara non abbia ancora risposto alle richieste di chiarimento fatte dagli Usa, alcuni funzionari americani hanno dichiarato al Washington Post che il bombardamento potrebbe essere parte di una precisa strategia.

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I turchi erano a conoscenza della presenza americana nelle vicinanze del luogo bombardato nel nord est della Siria: a crederlo sono alcuni funzionari americani intervistati dal Washington Post, secondo cui l’attacco, che ha incluso anche colpi di artiglieria, avesse la chiara intenzione di allontanare le truppe statunitensi dal confine. A dirlo chiaro e tondo è in particolare Brett McGurck, inviato speciale di Barack Obama prima e Donald Trump poi nella campagna contro l’Isis: «Non è stato un errore. – ha dichiarato al Washington Post parlando dell’attacco all’avamposto americano – La Turchia ci vuole lontano dalla regione del confine. Sulla base dei fatti disponibili, i colpi sparati erano un avvertimento a una postazione nota, non colpi sparati inavvertitamente».

Secondo il Washington Post, la situazione sarebbe ancora più complessa di quanto sembri, e parla di una relazione americana consegnata ai turchi con le posizioni di tutte le truppe statunitensi. Militari che «non possono restare in Siria per altri 15 anni » ha dichiarato Donald Trump, che le truppe non posso continuare in eterno a controllare «il confine con la Turchia quando non riusciamo a controllare il nostro». Il presidente ha anche ribadito di aver «detto chiaramente alla Turchia che se non manterranno gli impegni, inclusa la tutela delle minoranze religiose, imporremo sanzioni molti dure».

(Credits immagine di copertina: © Ron Sachs/CNP via ZUMA Wire))

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