L’attacco di Lerner: “La Lega di Bossi non lo avrebbe permesso”

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Dopo gli insulti antisemiti ricevuti ieri a Pontida, il giornalista si è sfogato sui social

Un raduno all’insegna della rabbia. È in una singola frase, netta e lapidaria, forse il bilancio più concreto del consueto raduno leghista di Pontida. La macchina della propaganda di Salvini si nutre  di nemici: che siano le “perfide” ONG con il loro carico di immigrati o i giovani dei centri sociali, che siano gli oppositori politici, attaccati usando strumentalmente anche bambini innocenti o giornalisti con l’unico compito di raccontare la realtà, poco importa. E i semi dell’odio, sparsi a piene mani dalla propaganda leghista, dai palchi di mezza italia e dai social, stanno dando purtroppo i loro frutti.



A farne le spese un giornalista di Repubblica, aggredito da un militante con un pugno e Gad Lerner, storica firma del giornalismo italiano, ospite non proprio gradito alla platea leghista. Mentre si dirigeva verso l’area stampa Lerner è stato sommerso di insulti, con un ventaglio di improperi che hanno oscillato dal “venduto” e “buffone” a veri e propri insulti di tipo antisemita. Una dinamica molto grave che ha scatenato la dura reazione del giornalista.



Lerner: «Chi tace acconsente»

In un tweet Lerner ha attaccato frontalmente Salvini, evidenziando tutta la distanza che separa la Lega attuale, guidata da Matteo Salvini, con quella di Bossi, ma anche con l’ala più “liberal” e “moderata” di Giorgetti.

Secondo Lerner, il silenzio di Salvini è complice della vergognosa aggressione verbale che gli è stata riservata a Pontida. Un aggressione che continua anche via social: basta ritagliarsi qualche istante per dare un occhio al tono dei commenti che vengono riservati al giornalista. La sua unica colpa? Quella di criticare il leader leghista, ovvero quella di fare il suo lavoro. L’ennesima conferma del demone coltivato, con sagacia e strategia, da nuovo corso leghista. Un demone che ha già minato il livello del dibattito pubblico e che ci riporta, direttamente, verso i periodi più drammatici e vergognosi della nostra storia.