Asia Argento spegne l’euforia a Cannes: «Qui sono stata violentata da Weinstein»

L’Italia non fa in tempo a festeggiare i successi di Alice Rohrwacher e Marcello Fonte (migliore sceneggiatura per Lazzaro felice e miglior attore per il protagonista di Dogman di Matteo Garrone), che Asia Argento rimette immediatamente la chiesa al centro del villaggio, un’espressione molto cara ai francesi. Al Festival di Cannes, infatti, l’attrice italiana è stata chiamata a consegnare il premio come migliore attrice sul palco della kermesse.

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Asia Argento Cannes, la denuncia dell’attrice sullo stupro di Weinstein

È stata l’occasione per lei di tornare a parlare di quanto accaduto nel mondo del cinema e di tutto ciò che, da un anno a questa parte, è entrato a far parte di un movimento globale di ribellione, reso ancor più forte da quelle parole – MeToo – che, oltre a un semplice hashtag, sono diventate un vero e proprio grido di dolore e di denuncia.

«Nel 1997  – ha detto Asia Argento prendendo la parola – sono stata violentata da Harvey Weinstein, qui a Cannes. Avevo 21 anni, questo festival era il suo terreno di caccia. Voglio fare una previsione che non sia mai più benvenuto qui». Parole forti che la giurata Ava DuVernay, con lei sul palco, non può far altro che assecondare, con le espressioni del volto e con i cenni del capo.

Asia Argento Cannes: «Tante persone sedute in mezzo a voi sono responsabili»

«Anche stasera, seduti in mezzo a voi – ha aggiunto Asia Argento rivolgendosi con sguardo fermo e sicuro alla platea – ci sono quelli che devono ancora essere ritenuti responsabili della loro condotta contro le donne. Voi sapete chi siete, ma soprattutto noi sappiamo chi siete e non vi permetteremo di farla franca più a lungo». Un monito che suona con la sua eco nel silenzio di ghiaccio della serata di gala del Festival di Cannes. La liturgia delle premiazioni, diventata in quel momento un vuoto rituale, che sembra quasi stridere con la denuncia rilanciata ancora una volta dall’attrice.

I sorrisi di circostanza si spengono e poi riprendono, con una consapevolezza diversa. Asia Argento ha lasciato il segno in una serata che ha consacrato, alla fine, Kore-eda Hirokazu con il suo film Un affare di famiglia. A lui è andata la Palma d’Oro. Ma nelle orecchie di tutti risuonava ancora il monito, persistente e continuo, di Asia Argento e del suo pugno chiuso al cielo.  

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