Giovanni Rezza (ISS): «Non è provata la trasmissione del virus con l’aria condizionata»

04/05/2020 di Enzo Boldi

Nelle ultime settimane, anche in vista della fase 2, si è parlato della possibile correlazione tra aria condizionata e coronavirus. Il tutto è partito da uno studio che parlava di possibile fonte di nuovi contagi, attraverso l’aerosol che – con l’utilizzo dell’aria condizionata – permetterebbe alle famose goccioline (droplet) – di spandersi più velocemente e con maggiore vigore in aria, specialmente in un ambiente chiuso. Ora, però, Giovanni Rezza smentisce questa versione sottolineando come non ci siano evidenze scientifiche.

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«È stato ipotizzato che magari l’aria condizionata possa trasmettere aerosol in un ambiente in cui c’è una concentrazione di persone positive – ha detto Giovanni Rezza ad Agorà, su Rai 3 -. Non è assolutamente provato. È comparso un articolo sulla rivista americana, Emerging Infectious Diseases, che aveva un titolo un po’ fuorviante che diceva che il virus è stato trasmesso tramite l’aria condizionata». Poi, il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità ha spiegato perché quello studio non avrebbe valenza scientifica.

Aria condizionata e Coronavirus, la versione di Rezza

«Dopo si è visto che erano due famiglie che stavano in due tavoli vicini distanziati da più di un metro – ha proseguito Giovanni Rezza -. L’aria condizionata aveva fatto da vento, sostanzialmente, e quindi aveva spostato queste goccioline di saliva un po’ più a distanza. Si tratta di un caso eccezionale, ma non è stata l’aria condizionata in sé a trasmettere il virus. Perché il virus si trasmette per contatti abbastanza ravvicinati tra le persone». Insomma, secondo il direttore dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, non esiste la correlazione aria condizionata e coronavirus.

(foto di copertina: da Agorà, Rai 3)

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