Il governo boccia il reato di revenge porn alla Camera, mentre lo pubblicizza al Senato

La vicenda di Giulia Sarti è solo l’ultimo caso di Revenge Porn nel nostro Paese: un comportamento indegno che ancora non si può chiamare reato. La necessità di una legge a tal proposito è riuscita ad unire sotto lo stesso obiettivo tutte le opposizioni e il governo. Eppure, oggi la maggioranza di governo ha bocciato alla Camera gli emendamenti che avrebbero introdotto il reato sul revenge porn, mentre in contemporanea la pubblicizzava al Senato alla presenza della mamma di Tiziana Cantone e di testimonial come Federica Sciarelli di Chi l’ha visto e di Selvaggia Lucarelli.

Il governo boccia alla Camera gli emendamenti per introdurre la legge sul revenge porn

Due camere dello stesso Parlamento, un unico tema e due risultati differenti, sotto la stessa bandiera. Il Movimento 5 Stelle oggi ha presentato al Senato la proposta di legge sull’introduzione del reato di revenge porn. Necessità che era contenuta anche negli emendamenti discussi in contemporanea alla Camera dei deputati, dove però il governo ha detto un “no” tuonante.

La novantina di emendamenti al ddl codice rosso, che introduce nuove misure contro la violenza di genere, erano sostenute da tutte le opposizioni. Il tema infatti trascende dal colore politico. Tra i vari emendamenti figuravano anche alcuni che introducono il reato di “revenge porn”, chiedendo una modifica del codice penale con l’aggiunta del reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti, in particolare quello presentato da Laura Boldrini.

Eppure, questo emendamento non è passato per 14 voti, nonostante in contemporanea, meglio ricordarlo, il M5S stesse presentando la stessa proposta al Senato. «Incredibile» twitta Enrico Borghi, segretario delegato d’aula gruppo PD a Montecitorio, che condanna quanto accaduto a  Montecitorio, dove «la maggioranza si schiera contro l’introduzione del reato di “revenge porn”». «Abbiamo chiesto il voto segreto. Ognuno si prenda le proprie responsabilità. Noi voteremo a favore dell’emendamento. – aggiunge Borghi – Basta ricatti, gogne elettroniche, web assassino». Della stessa opinione anche Matteo Orfini che sempre su Twitter scrive «Lega e M5s bocciano un emendamento che avrebbe introdotto il reato di revenge porn. Una scelta incomprensibile a fronte di tante vittime e tanto dolore. E purtroppo l’ennesima dimostrazione che chi ha usato il web per alimentare l’odio politico non ha alcuna intenzione di fermarsi».

A cercare di interpretare questa contraddizione interna è Maria Elena Boschi. La senatrice infatti ha twittato: «Alla Camera Lega e M5S votano contro l’introduzione del reato di revenge porn. E sapete perché? Perché la proposta di legge non è loro. Mai visto tanto cinismo giocato sulla pelle delle vittime di un reato così odioso». Dello stesso parere diversi deputati del Partito Democratico, ma anche delle opposizioni. In Aula è infatti intervenuta anche Maria Stella Gelmini di Forza Italia. «Inaccettabile che per una ragione di propaganda, che è l’unico collante di questo governo, si voglia votare ‘no’ a emendamenti sul revenge porn e sexting che potrebbero salvare tante vittime, solo per mettersi una bandierina sul petto» ha dichiarato intervenendo sul del codice rosso. «Vergognatevi, questo è il Parlamento e voi dovreste avere rispetto per le vittime e rispetto per il tema» ha concluso.

Al Senato, la maggioranza presenta una proposta di legge sul revenge porn

Mentre alla Camera si discutevano gli emendamenti al ddl codice rosso per introdurre il reato di revenge porn, e mentre questi venivano bocciati, la stessa forza di governo ne lodava le necessità a pochi metri di distanza, al Senato. A Palazzo Madama venivano presentati i 3 articoli del disegno di legge della senatrice M5S Elvira Evangelista, alla presenza anche di Maria Rosaria Giglio, madre di Tiziana Cantone, della giornalista Federica Sciarelli, della blogger e scrittrice Selvaggia Lucarelli, del sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano. La proposta di legge, che è stata depositata a febbraio ed è già all’esame della commissione Giustizia, propone la modifica del codice penale per condannare da 6 mesi a 3 anni di carcere «chiunque pubblica attraverso strumenti informatici o telematici, immagini o video privati sessualmente espliciti, senza l’espresso consenso delle persone ivi rappresentate, al fine di provocare nelle persone offese gravi stati di ansia, di timore e di isolamento».

(credits immagine di copertina: immagine Montecitorio ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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