Quando Giulia Sarti diceva «l’onestà non si compra: o ce l’hai di tuo o sei come loro»

Giulia Sarti è lo specchio fedele della parabola del Movimento 5 Stelle. In un momento di crisi di consensi per i pentastellati, la sua vicenda controversa riflette le difficoltà dell’idea che stava alla base del partito fondato da Beppe Grillo. La sua autosospensione, arrivata in seguito all’archiviazione della posizione dell’ex compagno Andrea Tibuche Bogdan (da lei accusato di aver sottratto i soldi destinati , sembrava impensabile soltanto qualche tempo fa. La Sarti, infatti, è l’incarnazione del M5S duro e puro, quello dei meetup di Beppe Grillo, quello della prima ora. Grillina tra i grillini. Una delle voci più autorevoli all’interno della squadra di parlamentari pentastellati.

Giulia Sarti storia, ecco chi è la deputata sospesa dal M5S

Giulia Sarti era entrata in Parlamento con un obiettivo ben preciso. Lo aveva dichiarato alla vigilia della sua elezione, quando – grazie ai 300 voti ottenuti alle parlamentarie online del Movimento 5 Stelle – era diventata capolista in Emilia Romagna: «Portare in Parlamento quel fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza e della contiguità».

Parole che oggi, alla luce della vicenda dei rimborsi elettorali trattenuti, suonano come paradossali. Le battaglie movimentiste dei grillini erano state caratterizzate quasi tutte dal brand Giulia Sarti. Del resto, era stata proprio lei a organizzare la Woodstock di Beppe Grillo a Cesena, un evento che nel 2010, veniva salutato così dal fondatore del Movimento: «Ho visto cose che voi italiani non potete immaginare…120.000 persone senza che nessuno litigasse…ho visto due giorni dove non esistevano che sorrisi e fratellanza…ho visto portafogli pieni di soldi esser smarriti e tornare intatti…ho visto le idee ed i cuori di tutta italia diventare un progetto. Grande Woodstock, grande MoVimento, grandi persone!!!».

Giulia Sarti e il tweet sull’onestà nel 2013

Il riferimento ai portafogli suona come una dolorosa beffa. Un po’ come questo tweet del 2013, in piena «compravendita» dei parlamentari del Movimento, in una delle fasi più delicate per la politica italiana, all’indomani delle elezioni politiche che non avevano fatto emergere con chiarezza una maggioranza in grado di governare. Proprio a causa del ciclone pentastellato che si era abbattuto in Parlamento: «Noi non abbiamo prezzo – scriveva Giulia Sarti -. L’onestà non si compra: o ce l’hai di tuo o sei come loro»

Giulia Sarti è stata poi firmataria di diverse proposte di legge nel Movimento 5 Stelle d’opposizione: il divieto di propaganda per gli appartenenti ad associazioni mafiose, ad esempio, oppure quella sulla reintroduzione del voto di preferenza nelle elezioni per Camera e Senato. La sua battaglia sulle aperture e sulle chiusure dei negozi era iniziata già nella scorsa legislatura, sempre con un disegno di legge presentato alla Camera.

Giulia Sarti, laureata in Giurisprudenza, rappresentava il volto competente del Movimento, quei «ragazzi meravigliosi» di cui parlava Beppe Grillo. Impegnata nella lotta alla mafia, desiderosa di aprire – così come i suoi colleghi parlamentari della prima ora – il Parlamento come una scatoletta di tonno, sostenitrice del pm Nino Di Matteo, membro dell’associazione Casa della Legalità e del movimento delle Agende rosse di Salvatore Borsellino, Giulia Sarti era tutto quello che al Movimento 5 Stelle sarebbe piaciuto essere. E che invece non è più.

Share this article