Prince Jerry, il migrante laureato che si è suicidato dopo il decreto Salvini

Prince Jerry ha deciso di togliersi la vita. 25 anni, nigeriano una laurea all’attivo. Era seguito dalla Comunità Migrantes di Coronata, ma dopo che il decreto Salvini è diventato legge, gli era stata sospesa la protezione umanitaria. Un gesto che lo ha fatto sentire umiliato. Da quando il permesso era scaduto, non c’era più alcuna possibilità di un inserimento nella società, in un posto che – vista la sua storia – Prince Jerry meritava.

Prince Jerry si è tolto la vita a Cortona

Ad annunciare la tragica notizia è stato don Giacomo Martino, il responsabile della comunità Migrantes. «Cari tutti, ieri sono stato tutto il giorno a Tortona – ha affermato il sacerdote -. Uno dei nostri ragazzi di Multedo, Prince Jerry, dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno. Ho dovuto provare a fare il riconoscimento di quanto era rimasto di lui. È stato un momento difficile ma importante perché ho ritenuto di doverlo accompagnare in questa sua ultima desolazione. Vi scrivo perché abbiamo deciso di portarcelo su a Coronata e seppellirlo nel cimitero lassù».

La storia di Prince Jerry, i suoi lavori, i suoi sogni

Un momento delicato e intimo, tragico, che don Giacomo Martino ha vissuto con grave senso di responsabilità e con tanta amarezza. Prince Jerry era sempre stato attento al proprio contributo da dare a tutta la comunità. Aveva avuto tre borse lavoro, aveva lavorato per l’Auxilium e allo Staccapanni, due cooperative che si occupano di accoglienza. Era stato accompagnatore e volontario per la scuola della pace a Sant’Egidio. Insomma, una storia che sembrava poter avere un lieto fine e che sembrava potersi concludere con l’integrazione e l’accoglienza. Invece, Prince Jerry è finito sotto a un treno. Strangolato dalla crudeltà di un decreto che gli aveva spazzato via tutti i sogni.

(foto di copertina: da Facebook Alterego – Fabbrica dei Diritti)

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