Valentina Nappi: «Sono stata stuprata da Salvini»

Una provocazione, certo. Ma dai toni molto forti. Valentina Nappi ha attirato su di sé l’attenzione nelle ultime ore con un post su Instagram in cui titola, a caratteri cubitali, «Sono stata stuprata da Salvini». Il ministro dell’Interno è il bersaglio del post, che fotografa l’attuale situazione politica italiana, dal punto di vista di un’opposizione che deve ricorrere a un linguaggio sempre più forte per manifestare il suo dissenso nei confronti di alcuni esponenti, quelli di spicco, del governo.

Valentina Nappi e il post sullo stupro di Salvini

 

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Sono stata ‘stuprata’ da Salvini. Sono stata ‘stuprata’ da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali. Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani. La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è — e soprattutto sarà — necessaria), è una questione culturale. Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea. Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado. #salvini #immigrazione #lega #leganord #matteosalvini

Un post condiviso da Valentina Nappi (@instavalentinanappi) in data:

Ma perché Valentina Nappi ha utilizzato proprio il termine ‘stupro’ per parlare dell’attività di governo? Le polemiche, infatti, che hanno bersagliato il suo post vanno proprio in questa direzione: troppo forte l’accostamento rispetto alla sofferenza delle tante vittime che lo stupro lo hanno subito non in termini metaforici, ma concretamente, nella vita reale e non in un post su Facebook o su Instagram.

Valentina Nappi ha utilizzato anche il termine genocidio

«Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia – ha detto Valentina Nappi -. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali. Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani».

In chiusura di post, Valentina Nappi fa ricorso a un altro termine che nell’immaginario collettivo è davvero fortissimo, quello di genocidio: «Rispetto a tutto ciò – ha detto a proposito del pensiero politico che Matteo Salvini, a suo modo di vedere, ci sta imponendo -, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado».

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