Matteo Salvini e la rosa per Desirée

Quando è arrivato a San Lorenzo, Matteo Salvini è stato chiamato «sciacallo». Si è recato in via dei Lucani,  dove è morta la giovane Desirée Mariottini, dopo essere stata drogata e violentata da un gruppo. Il leader della Lega si è diretto verso il quartiere di San Lorenzo con l’intenzione di posare una rosa bianca in ricordo della sedicenne. Poi però, si è fatto trascinare: dagli insulti della folla, dagli applausi dell’altra folla, dalle accuse contro il fratello dell’ex sindaco e dalle polemiche. Colpa anche dei centri sociali che lo hanno bloccato, dice Salvini, impedendogli di arrivare proprio lì, al civico 22, allo stabile dove si è consumato l’orrore. Per ragioni di sicurezza le forze dell’ordine hanno fatto tornare indietro il responsabile del Viminale che ha detto «Ho una rosa bianca in macchina che avrei voluto portare se questi imbecilli fossero stati altrove. Ci tornerò senza dirlo a questi fenomeni che proteggono delinquenti e spacciatori. Provo tristezza per i ragazzotti dei centri sociali che preferiscono gli spacciatori alla polizia. Loro – e chi la pensa come loro – avranno la nostra attenzione».

È ritornato nel pomeriggio, riuscendo a portare il fiore. È bastato non farsi pubblicità sui social per non trovare una folla inferocita contro di lui. Bastava un po’ di silenzio, e forse stamattina Salvini sarebbe riuscito a posare tranquillamente il fiore. Cosa sia successo alla rosa bianca, è un mistero: stavolta Matteo ha scelto una rosa rossa. L’ha posata, promettendo che il caso «potrebbe essere risolto nelle prossime ore», e in una nota diffusa dal Viminale spiega che non aver a portato a termine il gesto del fiore la mattina «per non creare altri problemi ai residenti perbene».

(Credits foto ANSA/ANGELO CARCONI)

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