Il diciannovenne ucciso da un cacciatore aveva il fucile senza aver conseguito il porto d’armi

01/10/2018 di Redazione

Emergono nuovi dettagli nella tragedia che ha colpito Nathan Labolani e la sua famiglia. Nella giornata di ieri, 30 settembre, il ragazzo di 19 anni è stato ucciso da un colpo di fucile nel corso di una battuta di caccia. Oggi, i carabinieri di Ventimiglia che stanno indagando sui fatti avvenuti ieri mattina hanno acquisito ulteriori elementi che indicano come il giovane fosse in possesso di un fucile al momento della tragedia.

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Nathan Labolani aveva con sé un fucile

Il ragazzo lo stava utilizzando pur non avendo mai conseguito il porto d’armi. Il diciannovenne di Apricale stava quindi partecipando alla battuta di caccia nei boschi tra Apricale e Pigna, in una zona piuttosto impervia, che aveva coinvolto due squadre, una di Camporosso e una di Perinaldo, due comuni limitrofi. Ora, saranno le indagini a stabilire se il ragazzo stava soltanto reggendo l’arma – nascosto dietro a un cespuglio – o se stava partecipando attivamente alla battuta di caccia.

Le indagini su chi ha colpito Nathan Labolani

Il 29enne che ha esploso il colpo fatale per Nathan resta ancora indagato per omicidio colposo. I proiettili hanno raggiunto il ragazzo all’addome, procurandogli delle ferite molto profonde. Secondo una prima ricostruzione, il 29enne prima di sparare avrebbe chiesto se ci fosse qualcuno dietro al cespuglio. I colpi sarebbero stati esplosi dopo che non era arrivata alcuna risposta.

Non è chiaro, dunque, il motivo per cui Nathan si trovava in quell’esatto punto alle otto del mattino. Gli indizi, tuttavia, sembrano andare nella direzione di una partecipazione non autorizzata alla battuta di caccia. Il che renderebbe questa tragedia – già di per sé evitabile – ancora più assurda.

[FOTO da Facebook Nathan Labolani fornita da ANSA]

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