Decreto Genova: tra tanti puntini di sospensione (ecco la bozza che circola)

25/09/2018 di Redazione

Secondo la Ragioneria di Stato il decreto Genova non ha coperture. L’ufficio del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rinunciato alla possibilità di approvare lo schema proposto dal governo, sia per l’assenza della relazione tecnica, sia per l’assenza di coperture su alcuni punti. E a giudicare dalla bozza del decreto, che circola in queste ore, il Mef sembra avere ragione. Specialmente su alcuni punti che Toninelli e i suoi mirano a preservare ma che devono coinvolgere i tecnici del Ministero della Economia e Finanze. Perché parla di differenti esenzioni fiscali, agevolazioni su imposte comunali e quindi meno gettito (apparente) per il Comune di Genova. Gettito minore a cui il Mef deve pensare.

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Ed è qui che lo scontro si alza tra Palazzo Chigi e via XX Settembre. La mancanza di un lavoro congiunto. Anche perché il decreto (o meglio la bozza che ha visualizzato Giornalettismo) punta a tutelare gli interessi fiscali di chi è stato colpito dalla tragedia. Ma Conte e i suoi sembrano aver fatto i conti senza l’oste. Nella bozza (che chiariamo può esser tranquillamente ciò che non ha avuto la Ragioneria tra le mani) non si nota alcuna indicazione all’articolo 1 dedicato al Commissario. Nemmeno il compenso (che appare ancora con puntini). L’unica certezza è il mandato: due anni. Come verrà realizzato il Ponte? Non pervenuto (perlomeno nella bozza).

Sulla bozza del decreto in questione, che circola in queste ore, figurano alcuni punti sospensivi che preoccupano. Riguarda l’ottimizzazione dei flussi veicolari logistici nel porto di Genova:

pari ad euro 8.000.000,00 per l’anno 2018, euro 15.000.000,00 per l’anno 2019, ed euro
7.000.000,00 per l’anno 2020, si provvede mediante …….. Agli oneri derivanti dal
comma 2, pari ad euro 375.000,00 per l’anno 2018, e pari ad euro 875.000,00, per
l’anno 2019, si provvede mediante …….

Laddove poi compaiono cifre, si sale con somme importanti.

DECRETO GENOVA: COSA SUCCEDE PER GLI SFOLLATI

Partiamo dalla concessione di contributi per la ricostruzione. Al di là della concessione o meno di alloggi temporanei, viene riconosciuta fino al 31 dicembre una somma giornaliera pari ad «un trecentocinquataseiesimo dell’importo del canone annuo di locazione». E dal punto di vista fiscale? I fabbricati toccati dal crollo del Ponte Morandi, inclusi quelli sgomberati, non concorreranno alla formazione del reddito imponibile. Per loro via anche l’imposta municipale. Dovrebbe essere il Mef a trovare i soldi necessari che mancheranno per minore gettito fiscale sul comune di Genova: tramite altro decreto. Non solo: per chi risiedeva o era anche solo domiciliato nell’area circostante al crollo e ha subito danni in casa, tutto ciò che sarà ricevuto a livello di contributi, indennizzo e risarcimento dovrebbe non pesare sul reddito imponibile. Ovviamente i danni dovranno esser opportunamente certificati tramite perizia. Proposte nobili, ma si tratta di cifre su cui la Ragioneria non ha una relazione tecnica.

GLI OLTRE 10 MILIONI PER IL TPL DI GENOVA E LA ZONA FRANCA URBANA

Ma è nei successivi capitoli che il decreto Genova diventa più arduo. Dalle cifre sul potenziamento pubblico locale fino alle agevolazioni per gli autotrasportatori. E infine all’istituzione di una zona franca urbana.

Secondo indiscrezioni dovrebbero confluire nelle casse della Regione Liguria (per l’emergenza Genova) 5 milioni di euro per creazione servizi di trasporto aggiuntivi, 5 milioni (per il 2019 e 2020) per il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico regionale e locale e 500 mila euro per garantire l’integrazione tariffaria. Tutto questo dovrebbe avvenire attingendo dal Fondo Nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del Trasporto Pubblico Locale.

Anche la Capitaneria del porto di Genova dovrebbe esser potenziata. Con personale eventualmente richiamato da altri porti e una somma di un milione e 250 mila euro.

La zona franca urbana dovrebbe esser creata per sostenere le imprese genovesi. Anche qui per le aziende colpite dal crollo del ponte Morandi dovrebbero saltare non solo le imposte municipali e regionali ma anche il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali (eccetto l’assicurazione obbligatoria infortunistica) che i datori devono per i dipendenti.

NASCE L’ANSFISA: CON CHE SOLDI? NON SI SA

Per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali il dicastero di Toninelli vorrebbe istituire l’ANSFISA (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali). Che dovrebbe esser attiva dal dicembre 2018. Il suo scopo dovrebbe esser quello di «attività ispettiva finalizzata alla verifica della corretta organizzazione dei processi di manutenzione da parte dei gestori, nonché l’attività ispettiva e di verifica a campione sulle infrastrutture». Il direttore dell’agenzia dovrà esser nominato dal Quirinale. Si tratta del capitolo più lungo del decreto Genova. La preoccupazione del Ministero delle Infrastrutture è quella di assumere sì personale a tempo indeterminato, ma con stipendi non d’oro. Ci sono varie indicazioni su cui l’Agenzia deve muoversi (a partire dalla sua costituzione). Tutto molto bello. Dei fondi stabiliti per crearla e per mantenerla però non c’è traccia.

Oltre a ANSFISA dovrebbe esser creato l’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, AINOP.

Proseguendo sul capitolo «personale da assumere», le cifre compaiono solo nell’aumento dei dipendenti del ministero di Toninelli. Per l’Ainop, per esempio, compaiono ancora i famigerati puntini. La bozza in mano a Giornalettismo, secondo le nostre informazioni, presenta questo:

7. Per le spese derivanti dalle previsioni del presente articolo è autorizzata la spesa di euro
xxxx annui a decorrere dal 2018 da iscrivere nello stato di previsione del Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, e si provvede mediante corrispondente riduzione delle
proiezioni dello stanziamento del (fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell’ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2017, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio / in alternativa Capitolo 1072?)

Ora speriamo che alla Ragioneria di Stato sia arrivato qualcosa di più definito. Anche perché quello che gira è evidentemente non definitivo. Nella bozza latitano diversi dettagli sulla ricostruzione del Ponte Morandi e quale sarà o meno il ruolo di Autostrade. 

Speriamo che nelle prossime ore sia fatta più chiarezza.

 

(Foto ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)

 

 

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