L’inutile allarmismo lanciato da Salvini sulla tubercolosi portata dai migranti

L’occasione è stata offerta da un caso di cronaca avvenuto a Sandrigo, nel Vicentino. Un migrante ospite dell’ex struttura alberghiera Virginia si è dato alla fuga, nonostante fosse stato colpito dalla tubercolosi. La denuncia del fatto è stata affidata al presidente del consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti. Ovviamente, Matteo Salvini non ha esitato a riprenderla sui propri account social, diffondendo un dubbio che sa di allarmismo totalmente ingiustificato.

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Tubercolosi migranti, l’inutile allarmismo di Salvini

«Immigrato malato e in fuga, forse inconsapevole della gravità della sua condizione. Quanti casi come questo? – ha scritto Salvini su Facebook – Purtroppo la tubercolosi è tornata a diffondersi, gli italiani pagano i costi sociali e sanitari di anni di DISASTRI e di invasione senza regole e senza controlli. Dicevano che eravamo cattivi, allarmisti, pericolosi…». 

E infatti, il ministro dell’Interno – che ha un ruolo istituzionale che suggerirebbe una maggiore prudenza nel diffondere certi messaggi – si conferma allarmista. Al momento, infatti, non c’è nessun motivo, se non il singolo fatto di cronaca, per un’affermazione del genere, che agisce soprattutto sulla percezione del problema da parte del già facilmente impressionabile pubblico dei social network.

Tubercolosi migranti, gli ultimi dati in Italia

Gli ultimi dati sulla tubercolosi in Italia – una malattia che c’è sempre stata e che non è mai stata debellata completamente anche nel nostro Paese – risalgono al 2016, un periodo decisamente più intenso a livello di flussi migratori rispetto al 2018 (la fonte, su quest’ultimo aspetto, è dello stesso ministero dell’Interno che l’ha presentata come una sua vittoria).

Il 24 marzo 2018, nel corso della Giornata mondiale contro la tubercolosi, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha diffuso – a livello continentale – uno studio che indica dettagliatamente l’incidenza della tubercolosi nel nostro e negli altri Paesi dell’Unione Europea. L’Italia, da questo punto di vista, resta a ottimi livelli: con 6,6 casi ogni 100.000 abitanti nel 2016, il nostro Paese certifica un trend in calo che si protrae dal 2012 (i casi sono scesi dell’1,8% ogni anno).

E sebbene la maggior parte dei casi sia legato, comunque, alla presenza degli stranieri, c’è da dire che i dati sono totalmente in linea (quando non migliori) rispetto ad altri Paesi d’Europa: in numero assoluto abbiamo avuto nel 2016 molti meno casi in Italia rispetto a quanti se ne sono contati in Germania, Regno Unito e Francia. Ovviamente, non perché gli stranieri arrivino in Italia già malati, ma perché vivono in condizioni più difficili che li rendono maggiormente vulnerabili.

(Foto da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / ANGELO CARCONI)

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