«Il Louvre dovrebbe restituire le opere depredate», Alberto Angela dixit

12/08/2018 di Redazione

Il divulgatore scientifico Alberto Angela ha rilasciato una lunga intervista al Fatto Quotidiano. Tra le tante cose affermate, il conduttore televisivo si è lasciato andare a una riflessione sulla tematica nazional-popolare delle opere italiane che hanno lasciato il nostro paese per altri lidi, come il Louvre in Francia.

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Intervista Alberto Angela

Il discorso è molto semplice – ha dichiarato il figlio di Piero Angela – se andiamo a studiare il passato, vigeva una regola molto basilare riguardo il bottino. Il bottino era la fase finale, il punto di conquista, e oramai c’è una sua giustificazione storica; però attenzione: parliamo di una fase ben specifica, superata la quale il bottino diventa crimine. Secondo me il confine giusto è la Rivoluzione francese: ciò che è successo prima è andato, è acquisito, mentre il dopo non è più accettabile nel mondo occidentale. Il Louvre è pieno di opere sottratte da Napoleone con i fucili spianati; quando giro tra quelle sale e leggo il cartellino “Campagna d’Italia” avverto un moto di fastidio profondo: vuol dire che è stata razziata“.

Alberto Angela contro Beyoncé

Prima dell’intervista vera e propria, fatta di tanti aneddoti personali e ampie riflessioni sul suo lavoro da divulgatore condiviso con suo padre Piero, la premessa fatta da chi lo segue è rivelatrice della sua personalità: “Per favore, non gli chieda della storia del sex symbol, tutto quel chiacchericcio in rete proprio non lo sopporta. Non lo tollera. Lui è un uomo di scienza, ama parlare della sua vita professionale. Molto“.

Infine, una battuta è stata concessa anche alla vicenda del Colosseo “privato” a Beyoncé: “Questa storia fa sorridere ma è un po’ esagerata. Per Beyoncè, mica per me. Mettiamola così: per una volta la cultura ha battuto il pop per 1-0“.

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