Vaccini obbligatori, per i professori di Pediatria l’autocertificazione non è utilizzabile

09/08/2018 di Redazione

Non si placa il botta e risposta tra medici e politici sui vaccini. Oggi il Collegio dei Professori universitari ordinari di Pediatria ha affermato che la circolare Grillo-Bussetti, che prevede l’autocertificazione per le immunizzazioni obbligatorie, «non solo confligge con la vigente normativa sulla certificazione delle vaccinazioni obbligatorie, ma contrasta con il DPR 445/2000 che recita ‘I certificati medici, sanitari… non possono essere sostituiti da altro documento». Si tratta della stessa posizione sostenuta anche dai presidi: l’autocertificazione non è «utilizzabile in campo sanitario se non a seguito di espressa previsione legislativa».

I professori di Pediatria contro l’autocertificazione sui vaccini obbligatori

Per il Collegio dei Professori di Pediatria, presieduto da Giuseppe Buonocore dell’Università di Siena, «il cosiddetto ‘snellimento delle pratiche burocratiche’, in realtà l’autocertificazione, allenta le maglie del controllo e aumenta il rischio che un numero crescente di bambini accedano alla comunità scolastica senza le necessarie protezioni nei confronti di malattie che possono sconvolgere la loro vita e quella delle loro famiglie». La legge 119 del 2017 sulla prevenzione vaccinale – spiegano i docenti universitari – «ha rappresentato un indubbio passo in avanti ai fini del raggiungimento di una copertura vaccinale che metta in sicurezza tutta la popolazione pediatrica».

Il Collegio ha quindi duramente attaccato chi si oppone all’obbligo di vaccini. «I sostenitori ‘no-vax’ – ha affermato – non hanno mai visto giungere al pronto soccorso pediatrico un bambino non vaccinato in coma per encefalite da morbillo, o un lattante in apnea per pertosse, o un neonato con compromissione neurologica, cieco e sordo a causa della rosolia contratta dalla madre in gravidanza». I professori hanno espresso anche «profondo dissenso e preoccupazione» per il depotenziamento dell’obbligo vaccinale. «Il cosiddetto ‘snellimento delle pratiche burocratiche’, in realtà l’autocertificazione, allenta le maglie del controllo ed aumenta il rischio che un numero crescente di bambini accedano alla comunità scolastica senza le necessarie protezioni nei confronti di malattie che possono sconvolgere la loro vita e quella delle loro famiglie».

La ministra Grillo: «C’era anche nel 2017»

Il ministro della Salute Giulia Grillo intanto, in un’intervista a La7, ha difeso nettamente l’autocertificazione per l’iscrizione a scuola. «Lo strumento dell’autocertificazione – ha affermato – è stato usato per tutto il 2017, non capisco questa presa di posizione di ieri. Lo useremo anche per il 2018 perché Lorenzin non ha istituito l’Anagrafe vaccinale nazionale e non volevamo caricare il cittadino di un onere ulteriore costringendolo a fornire tutta la documentazione». E ancora: «Ricordiamo – ha detto la ministra – che le false certificazioni sono un reato perseguibile». «Trovo davvero surreale tutta questa polemica. Io non c’entro nulla, non esiste una circolare Grillo». «C’è – ha proseguito Grillo – una circolare condivisa Ministero della Salute-Miur antecedente di un mese a questo emendamento sui Vaccini approvato in Senato durante l’esame del dl Milleproroghe. E, ripeto, l’autocertificazione è un atto deciso dal precedente governo e che proseguirà».

La proposta di legge per l’obbligo flessibile

La ministra ha anche dato notizia della presentazione da parte della maggioranza di governo di una proposta di legge per spingere «il metodo della raccomandazione, che – ha detto Grillo in onda su La7 – è quello che noi prediligiamo da un punto di vista politico, nel quale prevederemo delle misure flessibili di obbligo sui territori, e quindi anche nelle regioni e nei comuni dove ci sono tassi più bassi di copertura vaccinale o emergenze epidemiche». «Sebbene mi prendano in giro su questo punto, l’idea di un obbligo flessibile a seconda dei territori è l’idea più sensata». «Ci sono infatti Regioni con 97% delle coperture e altro con l’87%. Da qui la necessità di un obbligo flessibile, la cosa più razionale da fare. In ogni caso da settembre  partiremo con una campagna di comunicazione nazionale sul tema, cosa che non era ancora stata fatta».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / CIRO FUSCO)

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