Facebook e la brutta storia della censura sulla pagina I sentinelli di Milano

«La vostra immagine viola gli standard della comunità», o ancora «avete condiviso elementi che violano i nostri standard». Per ore, diverse ore, la pagina facebook de I Sentinelli di Milano, nota a tutti in rete per le sue lotte contro razzismo, omofobia e odio sui social, è scomparsa. Scomparsa perché rea di aver peccato, sbagliato, postato qualcosa di pericoloso o violento. Ovviamente non è così. Si tratta di segnalazioni di massa che, in base all’algoritmo, hanno contribuito all’oscuramento. Ma la vicenda è davvero poco chiara.

«Ieri come tanti altri abbiamo pubblicato le foto della mamma e del bimbo morti a largo della Libia. Quelle immagini secondo me Facebook le ha bannate da diversi profili e vedendole anche su noi ha preferito mettere off line la pagina», ci spiega Luca Caputa, uno degli admin della pagina. Forse i Sentinelli erano già stati segnalati e quindi sono finiti “sotto monitoraggio”. Paradossalmente però è da mesi che gli admin di questa realtà vengono costantemente minacciati sui social da profili anonimi. Solo dopo il sollecito e la mobilitazione dei propri followers I sentinelli sono tornati on line. Non senza problemi,  il logo (degli omini stilizzati color arcobaleno), ad esempio, violava gli standard. «La vicenda è poco chiara. Anche perché quella immagine  – ci spiega Luca – c’è lì da anni, vorremmo capirne di più».

Anche i profili degli amministratori hanno avuto diversi problemi. C’è chi – tra gli admin – non poteva condividere e chi non poteva mettere un like. Chi per tre giorni, chi per 30. Anche qui, grazie alla rete dei followers è arrivato lo sblocco.

Già perché i Sentinelli di Milano sono tornati in rete dopo una grandissima mobilitazione. Cathy La Torre, legale, e l’informatico Fabio Nacchio hanno lavorato a lungo, chiedendo a Facebook  lo sblocco della pagina assieme a centinaia e centinaia di utenti che hanno inviato e-mail specifiche alla piattaforma.

«Il cortocircuito nasce proprio da qui. Noi oggetto di minacce e attacchi quotidiani veniamo censurati e bannati e invece gli haters, dietro profili anonimi godono involontariamente di protezione», ci spiega Luca.

Facebook non ha chiarito per quale motivo iniziale è stata oscurata la pagina. «Parlavano solo del fatto che i contenuti postati sulla pagina violavano le condizioni del social network. Non ci hanno indicato né quale post o commento era quello incriminato. Oggi, che è stata riattivata la pagina, ci hanno spiegato che il logo violava le condizioni di Facebook: è una cosa stranissima», rimarca Luca.

«Ci tocca da vicino – aggiunge l’admin – specialmente dopo le minacce subite. Qualcosa deve cambiare. Il meccanismo permette a persone in anonimato di agire come vogliono e di godere, sostanzialmente, dell’impunità. Anche perché sono profili che si disattivano dopo poco tempo, non riesce a esserci un controllo. Si tratta di un mondo di “liberi tutti” che andrebbe regolato proprio per tutelare tutti quegli utenti da omofobi, razzisti e fascisti. Anche perché la matrice è quella». Gente che violerebbe gli standard della comunità. «Esatto, il paradosso è che molti attivisti subiscono minacce e poi vengono bloccati in base alle regole. Regole impazzite, perché che non agevolano chi devono agevolare».

 

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