Le contraddizioni di Di Maio sullo spread

Di Maio ha attribuito l’aumento dello spread all’instabilità politica e all’incertezza creata dal presidente della Repubblica con il rifiuto della nomina di Paolo Savona ministro dell’Economia, e conseguente rinuncia del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, e successivo incarico a Carlo Cottarelli.

Le contraddizioni di Di Maio sullo spread colpa di Mattarella

Su Facebook il capo politico del M5S ha scritto: «Lo spread oggi è schizzato oltre i 300 punti: non accadeva da 4 anni. Il problema non eravamo noi, non era la nostra squadra di ministri, ma l’incertezza che oggi regna sovrana. Se il Governo del Cambiamento fosse partito, oggi avremmo un governo politico forte che sarebbe già al lavoro per incontrare gli altri Paesi Ue e spiegargli i dettagli della nostra politica economica che non ha mai previsto l’uscita dall’euro. Oggi invece c’è solo la prospettiva di un governo debolissimo, che otterrà solo una manciata di voti di fiducia (se li otterrà) e che non ha alcuna idea di futuro del Paese. Andare contro la democrazia non paga». Ci sono due osservazioni da fare sul commento di Di Maio. Il primo è che il capo politico, in un solo giorno, passa dal definire lo spread una bufala ad attribuirne la causa della divergenza dei rendimenti dei titoli di Stato decennali con assoluta certezza, e con relativo fondamento, alle azioni del presidente Mattarella.

Di Maio
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Per Di Maio lo spread era una bufala

Ieri sul blog delle Stelle Di Maio scriveva: «Lo spread è aumentato vorticosamente e ora è a oltre 230! Perchè quella dei mercati è una bufala, i mercati al massimo sono preoccupati dall’incertezza e dall’instabilità. Se fosse nato un governo politico, con le idee chiare come ce le avevamo noi, oggi non ci sarebbe stato alcun problema». In realtà l’onorevole Di Maio dovrebbe ricordare che dopo mesi di calma assoluta o quasi sui mercati finanziari lo spread è tornato ad aumentare in conseguenza delle proposte del governo del cambiamento, e della sua possibile composizione. La ridiscussione dei Trattati nella parte dell’unione monetaria – il cosiddetto tornare a prima di Maastricht  -, la richiesta alla Bce di cancellare 250 miliardi di titoli di debito pubblico italiano così come l’indicazione di un ministro del Tesoro che ha predisposto un piano per uscire in segreto dall’euro ha inquietato gli operatori economici sugli asset italiani.

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