Bagnai all’Economia era peggio di Savona per garantire la permanenza dell’Italia nell’euro

Luigi Di Maio ha accusato il presidente della Repubblica di aver ostacolato la formazione del governo del cambiamento guidato da Giuseppe Conte ponendo il veto anche su altri due nomi proposti dal capo politico del M5S come alternativa a Paolo Savona voluto dalla Lega come ministro dell’Economia, ovvero Alberto Bagnai e Armando Siri, entrambi senatori del partito di Matteo Salvini.

Di Maio dice di aver proposto un no euro come Bagnai al posto di Savono come ministro dell’Economia

La rivelazione di Di Maio, fatta a Barbara D’Urso durante Pomeriggio 5, è stata smentita dal Quirinale, e confermata successivamente da Di Battista. Anche ipotizzando fosse vera – ma secondo noi fa più fede la smentita ufficiale della presidenza della Repubblica, che registra i colloqui – la proposta di Di Maio sarebbe stata assurda. Il presidente della Repubblica aveva posto come condizione per la nomina del ministro dell’Economia l’indicazione di un esponente contrario all’uscita dall’euro. Alberto Bagnai, professore associato di Economia politica, è il più noto teorico dell’uscita dall’euro. Al di là del merito delle posizioni del senatore leghista, proporlo a Mattarella è considerabile a un pretesto per farselo bocciare. Quando la stampa europea e mondiale si fosse accorta del blog Goofynomics e del profilo Twitter di un simile ministro dell’Economia  il nostro Paese avrebbe subito contraccolpi del tutto paragonabili, probabilmente anche superiori, alla nomina di Paolo Savona.

Alberto Bagnai
ANSA / ETTORE FERRARI

Luigi Di Maio continua a ripetere che il M5S è contrario all’uscita dall’euro, ieri a Otto e mezzo Di Battista, in passato favorevole, l’ha definito stupido. Appare però altrettanto stupido, senza voler mancare di rispetto a nessuno, anche solo pensare di nominare Alberto Bagnai per rassicurare il presidente della Repubblica sulla volontà di rimanere nella unione monetaria. Il professore associato di Pescara è diventato senatore e un protagonista del dibattito pubblico italiano grazie alle sue tesi di contrapposizione all’euro. Posizioni legittime, ma incompatibili per fare il ministro dell’Economia di un governo che vuole rimanere all’interno dei Trattati europei.

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