Di Maio e Salvini non sembrano aver compreso l’editoriale del Financial Times sui barbari

M5S e Lega si sono scatenati contro l’editoriale del Financial Times, pubblicato lunedì 14 maggio, intitolato “Roma apre le porte ai barbari moderni”. Luigi Di Maio nella diretta di ieri di Facebook, così come Matteo Salvini oggi, si sono indignati per la definizione di barbari. Il capo politico del M5S si è espressamente rivolto contro il FT, chiedendosi come si fossero permessi di usare la parola barbari riferita ai Cinque Stelle. Il leader della Lega, con la sua tipica retorica muscolare, ha ironizzato sulla definizione che ha scandalizzato Di Maio e ha sottolineato come sia meglio essere barbari rispetto a servi che svendono la dignità dell’Italia.

 

Financial Times

COSA DICE L’EDITORIALE DEL FINANCIAL TIMES CRITICATO DA DI MAIO E SALVINI

 

L’intervento di Salvini contro l’editoriale del Financial Times segue la lettera aperta del deputato Manlio Di Stefano agli editori della prestigiosa testata inglese pubblicata sul blog delle Stelle. La lettera di Di Stefano illustra in realtà critiche ai partiti italiani del recente passato che trovano corrispondenza con l’editoriale del Financial Times, che rimarca come l’incapacità dei governi precedenti a risolvere i problemi del Paese abbia causato l’esplosione elettorale di M5S e Lega.

Prima delle elezioni del 4 marzo, nelle capitali UE e sui mercati finanziari era generalmente accettato come il governo M5S-Lega sarebbe stato l’esito elettorale più inquietante. Ora però i barbari non sono più alle porte di Roma, ma dentro alle mura cittadine. Roma però non è la città del 410, e né Luigi Di Maio né Matteo Salvini sono il re Alarico dei Visigoti. I due partiti sono dotati di indubitabile legittimità democratica, avendo vinto le elezioni. È giusto che abbiano l’opportunità di governare l’Italia. Escludere chi vince il voto dal potere non è adatto a una democrazia matura, se, come è il caso dell’Italia, chi ha ottenuto il successo lo ha fatto in modo onesto. I partiti tradizionali devono incolpare solo se stessi per il fatto che i Cinque Stelle e la Lega occupino posizioni di potere. Per almeno 20 anni, la storia nazionale dell’Italia è stata una vicenda di stagnazione economica, riforme poco convinte e a volte pessimo governo. Se i Cinque Stelle e la Lega raggiungessero il potere, devono dimostrare di sapere governare l’Italia in modo più responsabile di quanto affermino i loro avversari. Se falliranno, gli elettori avranno l’occasione di punirli in elezioni future.

Questo lungo estratto, tradotto non sempre letteralmente, evidenzia come il Financial Times non abbia affatto voluto offendere M5S e Lega con la metafora dei barbari, visto che è enfatizzato come sia Di Maio che Salvini non siano il re dei Visigoti responsabile del saccheggio di Roma. L’espressione barbari è utilizzata inoltre in senso ironico più per rimarcare la diffidenza degli osservatori esterni, come le cancellerie dell’UE o gli investitori, che per denigrare Cinque Stelle e Lega. Per questo davvero non si capisce come mai Di Maio e Salvini se la siano presa così tanto contro un editoriale che evidenzia come abbiano tutto il diritto di governare assieme nonostante le diffidenze che suscitano, esprimendo legittime perplessità rispetto a proposte economiche piuttosto fragili.

 

Il Financial Times invita anche l’UE a esser costruttiva nella collaborazione col governo di Di Maio e Salvini nella chiusura dell’editoriale.

L’UE dovrebbe riconoscere che il principale problema dell’Italia negli ultimi due decenni non è stata il disavanzo di bilancil, ma una mancanza di crescita economica e una insufficiente riforma istituzionale. Queste sono aree dove l’UE può e dovrebbe lavorare in modo costruttivo con il prossimo governo italiano, anche se ciò significa  assecondare la retorica iconoclasta di M5S e Lega.

 

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