Vittorio Emanuele di Savoia definiva le leggi razziali firmate dal nonno Vittorio Emanuele III «non così terribili» | VIDEO

20/12/2017 di Andrea Mollica

Vittorio Emanuele di Savoia aveva definito le leggi razziali firmate dal nonno Vittorio Emanuele III «non così terribili», in una intervista al Tg2 concessa il primo maggio del 1997. Il giornalista della Rai che stava intervistando il figlio di Umberto II, e il nipote di Vittorio Emanuele III, aveva chiesto al membro più importante della casa dei Savoia come mai non facesse un atto di scusa per le norme del regime di Benito Mussolini che avevano condannato alla morte e alla discriminazione migliaia di ebrei. Una richiesta all’epoca che si reputava necessaria per porre fine alle disposizioni transitorie e finali della Costituzione che imponevano l’esilio agli eredi della monarchia.

Vittorio Emanuele di Savoia definisce le leggi razziali firmate dal nonno Vittorio Emanuele III «non così terribili» | VIDEO

Le leggi razziali contro gli ebrei rappresentano un’infamia della storia italiana, una delle nostre pagine più nere, però minimizzata all’epoca da Vittorio Emanuele di Savoia. La trasmissione Agorà ha recuperato il filmato del 1997, in cui si sente questo estratto del dialogo tra l’erede al trono e il giornalista del Tg2. «Molti le chiedono un atto simbolico di scusa, lei cosa risponde? No – ha detto Vittorio Emanuele di Savoia – perchè io non ero neanche nato…e poi quelle leggi non erano così terribili…». L’intervista è stata mandata in onda alla luce delle polemiche per il rimpatrio della salma di Vittorio Emanuele III, il re d’Italia che nel 1938 firmò le leggi razziali volute da Benito Mussolini, oltre ad aver sostenuto la dittatura fascista. Nel 1997 le polemiche contro Vittorio Emanuele di Savoia furono feroci. Il rabbino capo di Roma Toaff, aveva  dichiarato che «la firma del re sotto leggi razziali resta un’ onta indelebile nella storia di casa Savoia, ed è meglio se i Savoia restano fuori dall’ Italia». Successivamente il nipote di Vittorio Emanuele III aveva precisato l’intervista con queste parole. «Quella intervista è stata una pugnalata alla schiena, per farmi andare contro i miei amici israeliani. Hanno approfittato di un momento di stanchezza… mai mi sognerei di offendere la comunità israelitica nel mondo. Sono amico di Shimon Peres. Rendo omaggio alla Comunità Ebraica Italiana. Mi inchino di fronte alle vittime dell’ olocausto».  L’intervista riproposta da Agorà era stata poi corretta negli anni della fine dell’esilio: nel 2002 furono definite macchia indelebile della casa dei Savoia.

Foto copertina: Ansa Tonino Di Marco

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