Xylella, lo studio Efsa: «Sta provocando la malattia degli olivi in Italia»

Xylella nuovo capitolo: dopo le accuse di mancanza di evidenza scientifica nella correlazione tra il batterio e il disseccamento degli olivi nel Salento adesso arriva lo studio che dimostrebbe il legame. A rivelarlo è l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare su un lavoro svolto dai ricercatori del Cnr di Bari e del centro Basile Caramia di Locorotondo. Wired ha letto lo studio in anteprima:

Secondo un nuovo studio, letto da Wired in anteprima, che ha unito le forze dell’università e del Cnr di Bari, insieme al Centro di ricerca Basile Caramia di Locorotondo (Bari) e grazie a un finanziamento dalla European Food Safety Authority (Efsa), le piante di olivo inoculate con Xylella, sia in serra, sia in campo mostrano sintomi severi di disseccamento dopo 12 mesi dall’inoculo. Ciò in condizioni controllate che lasciano fuori tutte le altre concause ipotizzate sinora, come per esempio funghi, fitofarmaci di varia natura o condizioni ecologiche.
Gli esperimenti di campo confermano inoltre che la sputacchina, l’insetto emittero Philaenus spumarius che si nutre di linfa grezza ed è molto diffuso in Puglia, trasmette il batterio all’olivo, all’oleandro e alla pianta ornamentale poligala a foglie di mirto (Polygala myrtifolia), molto comune in Italia.

XYLELLA: LO STUDIO EFSA

La Cellina di Nardò, una delle varietà più diffuse, sembra essere la tipologia più incline all’infezione. Le Coratina, Leccino e Frantoio appaiono invece le tipologie più resistenti. Secondo Giuseppe Stancanelli, a capo dell’unità EFSA “Salute animale e vegetale” questi risultati «confermano che il ceppo CoDiRO di X. fastidiosa provoca il deperimento dell’olivo. Si tratta di un importante passo avanti, in quanto potremo valutare con precisione il rischio che un’epidemia si diffonda dalla Puglia solo se colmeremo le lacune nelle conoscenze sulla gamma di piante ospiti e sull’epidemiologia del ceppo pugliese». Occorreranno comunque maggiori test su un numero più esteso di ulivi per riuscire a interpretare al meglio le diverse risposte ottenute.

Adriana Poli Bortone e il collegamento occulto fra scie chimiche USA e Xylella in Salento (!1!)

XYLELLA: LE PIANTE COINVOLTE NELLO STUDIO EFSA

La sputacchina (Philaenus spumarius) può trasmettere il batterio all’olivo, all’oleandro e alla poligala a foglia di mirto. L’infezione è stata rilevata sei mesi dopo l’esposizione agli insetti. Nessuna pianta di agrumi, vite o leccio è risultata positiva al batterio. «Tutte le piante inoculate – spiegano dall’Efsa – saranno tenute sotto osservazione per almeno un’ulteriore stagione vegetativa, mentre gli esperimenti su campo verranno estesi per altri 10 anni».Il dottor Stancanelli ha poi aggiunto:  «I risultati di questo progetto riducono in modo significativo le incertezze che circondano i rischi collegati al ceppo CoDiRO della X. fastidiosa per il territorio dell’UE e contribuiranno a pianificare le ricerche future. Successivi esperimenti su campo e in laboratorio dovranno esplorare ulteriormente le risposte dell’olivo mediterraneo, con l’obiettivo di individuare varietà tolleranti o resistenti che possano essere coltivate dagli agricoltori nelle zone colpite da X. fastidiosa». «Prevediamo di riuscire ad acquisire maggiori dati che ci aiutino a tenere sotto controllo questa malattia tramite progetti di ricerca finanziati dal programma UE Orizzonte 2020», ha concluso.

(foto copertina ANSA/ MAX FRIGIONE)

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