Elezioni Spagna 2015: a due giorni dal voto

18/12/2011 di Andrea Mollica

Elezioni Spagna 2015

Tra 3 giorni la Spagna voterà un nuovo Parlamento. I sondaggi rilevano una grande incertezza, favorita dal massiccio consenso dei nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos. Il capo del governo Mariano Rajoy potrebbe essere il primo premier iberico a non esser confermato negli ultimi 30 anni, benché il suo partito, il PP, sembri avviato a rimanere il gruppo parlamentare più numeroso al Congresso dei Deputati. La scomposizione del bipartitismo spagnolo rischia di rendere particolarmente complessa la formazione di un nuovo esecutivo, vista la dichiarata volontà delle forze politiche maggiori di non collaborare tra loro.

Elezioni Spagna 2015
Manifesti elettorali prima del 20 dicembre 2015. Photo credit: PIERRE-PHILIPPE MARCOU/AFP/Getty Images

Elezioni Spagna 2015

la diretta dei risultati dello spoglio inizia alle ore 20. I primi exit poll diffusi dai media iberici arriveranno subito dopo la chiusura delle urne. Il governo del quarto Paese dell’eurozona si decide domenica 20 dicembre 2015, nella dodicesima elezione generale delle Cortes Generales, il Parlamento bicamerale della Spagna. Il primo ministro Mariano Rajoy del PP è sfidato dal segretario generale del PSOE Pedro Sanchez, anche se la maggioranza al Congresso dei Deputati, l’unica camera che concede la fiducia all’esecutivo di Madrid, sarà decisa dai risultati dei due nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos.

 

ELEZIONI SPAGNA 2015

Il 20 dicembre la Spagna rinnoverà le Cortes Generales, il Parlamento bicamerale composto da Congresso dei Deputati e da Senato, nelle dodicesime elezioni generali svolte dopo la fine della dittatura di Francisco Franco. La Costituzione non obbliga allo svolgimento contemporaneo delle elezioni per Congresso e Senato, ma da ormai diversi decenni si è formata una consuetudine che prevede la convocazione di un’unica consultazione per i due rami delle Cortes. Congresso dei Deputati e Senato della Spagna sono organismi dotati di poteri differenti, e solo la prima delle due camere del Parlamento di Madrid è eletta dal popolo nella totalità dei suoi membri. La Camera Alta è formata all’80% da senatori eletti direttamente, mentre la restante parte è indicata dalle assemblee legislative delle Comunità autonome. La Costituzione spagnola garantisce al Congresso dei Deputati maggiori poteri, visto che questa camera può superare l’opposizione del Senato votando una norma a maggioranza assoluta, ed è l’unica che esprime o nega la fiducia al governo. Per questo motivo il vero vincitore delle elezioni iberiche sarà il partito che avrà una maggioranza, assoluta o relativa, al Congresso dei Deputati. Nelle elezioni 2015 si potrebbe verificare, per la prima volta, una situazione di sostanziale stallo. Nessun partito sembra in grado di raggiungere i 176 seggi sui 350 complessivi che garantiscono la maggioranza assoluta al Congresso dei Deputati. Una situazione in realtà non inconsueta nella storia della Spagna, mentre una novità potrebbe essere la necessità di formare una maggioranza stabile attraverso un’alleanza con un’altra grande forza nazionale. In sei legislature su undici il partito vincitore delle elezioni, i centristi di UDC, il PSOE di Gonzales e Zapatero o il PP di Aznar, ha conseguito una maggioranza relativa non distante da quota 176, così da potersi alleare con formazioni regionaliste per formare un nuovo governo.

Elezioni Spagna 2015
Il grafico dei sondaggi pubblicati negli ultimi due mesi. Photo credit: Giornalettismo

ELEZIONI SPAGNA 2015:  SONDAGGI

La legge elettorale spagnola è un sistema proporzionale che premia i partiti più votati, ma che non garantisce la formazione di maggioranze, come per esempio faceva il Porcellum o consente l’Italicum. 348 su 350 deputati sono eletti al Congresso in 50 circoscrizioni, corrispondenti alle province, che in maggioranza assegnano un numero ristretto di seggi, mentre le enclavi di Ceuta e Mellina formano due collegi uninominali. Di conseguenza, il sistema proporzionale crea una soglia di sbarramento implicita molto alta, anche superiore al 20%, che diminuisce con l’aumento dei mandati in palio. I deputati sono eletti su liste bloccate, facilmente riconoscibili nelle piccole circoscrizioni, che tradizionalmente hanno premiato formazioni regionaliste a fianco dei due grandi partiti, PP e PSOE. Nei collegi delle metropoli iberiche, come Madrid o Barcellona, i seggi in palio sono così tanti che permettono anche alle formazioni minori su scala nazionale di entrare al Congresso dei Deputati. La legge elettorale proporzionale ha favorito il bipartitismo quando PP e PSOE erano capaci di raggiungere il 40% dei consensi, ma nelle elezioni spagnole del 2015 l’affermazione di partiti minori come Podemos e Ciudadanos ha quasi dimezzato i loro valori. La media ponderata dei sondaggi condotti negli ultimi 15 giorni dall’istituto Electograph prima del blackout alla pubblicazione scattato martedì 15 dicembre rileva il Partito Popular come prima formazione, con una percentuale pari al 27,9%. Secondo le intenzioni di voto il PSOE riuscirebbe a conservare la seconda posizione, con circa il 21%. Se questi dati fossero confermati alle urne, si tratterebbe del peggior risultato della storia per i socialisti, e la seconda volta sotto al 30% per il centrodestra popolare. Per il PP di Rajoy si tratterebbe inoltre di una netta flessione rispetto alla trionfale elezione del 2011, quando il capo del governo era arrivato alla Moncloa con il 44,6%, la miglior percentuale mai conseguita dal Partido Popular. I due partiti esplosi tra il 2014 e il 2015, Ciudadanos e Podemos, sembrano indirizzati secondo la media delle intenzioni di voto verso un risultato ottimo, ma non così clamoroso da alterare l’alternanza tra PP e PSOE per il governo della Spagna.

 

 

Elezioni Spagna 2015
La media della stima dei seggi del Congresso dei Deputati effettuata da Electograph. Photo credit: Giornaletismo

CIUDADANOS

Ciudadanos di Albert Rivera è rilevato dalla media dei sondaggi realizzata da Electograph al 19,5%, davanti a Podemos al 17,1%. Il risultato di Ciudadanos è strabiliante se si considera che questa formazione politica sia stata fondata circa una decina d’anni fa, e solo nel 2015 abbia saputo affermarsi come partito nazionale. Fino all’anno scorso il partito di Albert Rivera aveva ottenuto buoni risultati in Catalogna, Comunità autonoma in cui C’s è stato lanciato per contrastare il secessionismo locale, mentre a livello nazionale il picco era stato conseguito alle europee del 2014. Il 25 maggio 2014 Ciudadanos aveva ottenuto poco più del 3%, una percentuale che difficilmente gli avrebbe garantito l’ingresso al Congresso dei Deputati. Alle elezioni di Spagna 2015 il partito di Albert Rivera potrebbe perfino superare il PSOE, e conquistare un’inattesa seconda posizione. Negli ultimi mesi Ciudadanos è stato il grande protagonista della politica spagnola, grazie al suo posizionamento centrista ma certo non moderato sui temi del contrasto alla corruzione e del rinnovamento della politica. C’s, affiliata ai liberaldemocratici dell’ALDE al Parlamento UE, si è posta come una formazione alternativa al governo di Mariano Rajoy, con l’obiettivo però di proseguire una politica economica di stampo liberale vicina ai desiderata dell’Europa conservatrice. La riforma dell’esecutivo del PP che ha reso molto flessibile il mercato del lavoro spagnolo non verrebbe abrogata come da programma di PSOE e Podemos, ma mitigata attraverso un contratto unico meno oneroso per i licenziamenti. Albert Rivera non ha rinunciato neppure al populismo di destra, proponendo di vietare l’accesso alla sanità gratuità per i migranti irregolari. I punti di contatto tra Ciudadanos e PP sono diversi: partiti nazionalisti, indisponibili a concedere maggiore autonomia al regionalismo spagnolo per contenere le spinte secessionistiche, come facevano i capi del governo del PSOE, nettamente schierati per l’economia di mercato, ed europeisti. Il partito dei Cittadini è però prevalentemente liberale sui diritti civili, e sembra indisponibile a rinunciare alla carica di rinnovamento che l’ha spinto a essere uno dei promotori della cosiddetta rigenerazione democratica.

Elezioni Spagna 2015
Albert Rivera di Ciudadanos e Pablo Iglesias di Podemos. Photo credit: Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images

PODEMOS

Dopo quasi 40 anni la democrazia spagnola, entrata in crisi economica e morale, è stata scossa dall’arrivo di Podemos e Ciudadanos. Podemos è il partito che ha incarnato l’ansia di rinnovamento di milioni di cittadini ormai esausti e sfiduciati rispetto alla classe politica tradizionale. Podemos ha raccolto inizialmente la spinta dei movimenti degli Indignados, che avevano caratterizzato la protesta sociale contro l’Europa dell’austerità ai tempi della crisi dello spread. Il legame tra la formazione di Pablo Iglesias e il Movimiento M-15 è in realtà piuttosto lasco, anche se Podemos ha caratterizzato il suo messaggio su uno dei temi fondanti degli Indignados, la democrazia partecipativa. Pablo Iglesias, ricercatore universitario dell’Università di Madrid, è stato a lungo il leader politico più popolare della Spagna, grazie alle sue abilità televisive. Negli ultimi mesi però il ruolo di propulsore della rigenerazione democratica gli è stato sottratto da Albert Rivera di Ciudadanos, anche a causa del suo posizionamento politico più radicale. Podemos, benchè lontana dagli schemi classici della sinistra comunista, è un partito collocato chiaramente a sinistra, e il suo programma anti Troika ha allontanato gli spagnoli scettici rispetto a svolte politiche di stampo greco. I diversi scontri tra Mariano Rajoy e Alexis Tsipras erano generati anche dai timori del PP nei confronti di Podemos, partito che per diversi mesi ha guidato tutti i sondaggi tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015. L’esplosione di Ciudadanos e la graduale ripresa economica della Spagna, che quest’anno crescerà al 3%, hanno parzialmente spento la carica del partito di Iglesias. Le ultime settimane di campagna elettorale, dominate dai temi del rinnovamento e della corruzione, oltre che dall’abilità mediatica di Pablo Iglesias, hanno però permesso a Podemos prima di fermare e poi leggermente di invertire il declino demoscopico osservato tra estate e autunno 2015. Nelle ultime indagini sulle intenzioni di voto per il Congresso dei Deputati il movimento affiliato a SYIRZA in Europa contende con Ciudadanos il ruolo di terza forza, poco sotto al 20%, e vicino al PSOE.

Elezioni Spagna 2015
La tabella con le ultime stime dei seggi del prossimo Congresso dei Deputati. Photo credit: Giornalettismo

 

MARIANO RAJOY 

A poche ore dal voto spagnoli si può già essere ragionevolmente certi del fatto che le urne non indicheranno un chiaro vincitore. Se il PP non fosse il primo gruppo parlamentare al prossimo Congresso dei Deputati significherebbe un clamoroso errore dei sondaggi. Gli istituti demoscopici assegnano al partito del capo del governo un numero di seggi compreso tra un minimo di 109 e un massimo di 126, una forchetta che oscilla molto lontana dalla quota 176. La Spagna ha una consolidata tradizione di esecutivi di minoranza, ma la riconferma per Mariano Rajoy sarebbe davvero ardua se il suo partito ottenesse un numero di seggi così lontano dalla maggioranza assoluta. Il capo del governo ha lanciato un appello alla stabilità a poche ore dal voto, diretto prevalentemente ad Albert Rivera. Le distanze programmatiche tra PP e Ciudadanos appaiono inferiori rispetto alle posizioni contrapposte storicamente col PSOE, anche se se il leader dei C’s ha ribadito per tutta la campagna elettorale la sua indisponibilità ad allearsi con il primo ministro. Una coalizione che potrebbe avere una maggioranza al Congresso dei Deputati, e che potrebbe essere sostenuta da diverse formazioni regionaliste che saranno rappresentate nel prossimo Parlamento spagnolo. Mariano Rajoy appare particolarmente impopolare, e Ciudadanos perderebbe immediatamente molti consensi arrivati da elettori progressisti. Albert Rivera, che ha costantemente attaccato il premier popolare in questi mesi, ha posto come condizione per il dialogo politico dopo le elezioni l’integrità della Spagna: un no anticipato alla collaborazione con Podemos, favorevole a un referendum per l’autodeterminazione della Catalogna. La formazione di Pablo Iglesias dovrebbe invece superare il 20%, e ottenere ben più dei 50, 60 seggi attribuiti dai sondaggi per poter essere determinante nella formazione del prossimo governo. Un esecutivo guidato dal leader del PSOE Pedro Sanchez appoggiato dall’esterno da Podemos sarebbe possibile solo se questi due partiti ottenessero risultati migliori del previsto. La grande coalizione tra popolari e socialisti, la formula politica che governa l’Europa e diversi tra i più importanti esecutivi nazionali, appare invece particolarmente difficile. Il tesissimo,a tratti rissoso, confronto TV tra Mariano Rajoy e Pedro Sanchez ha palesato quanto siano distanti i due leader dei probabilmente più grandi gruppi parlamentari del prossimo Congresso dei Deputati. Per conoscere il prossimo capo del governo della Spagna appare ragionevole ipotizzare un’attesa fino al 2016.

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