La moda delle app che fanno smettere di bere o di essere dipendenti da altro (e il timore per la privacy)

Il problema è che alcuni servizi che riteniamo essere efficaci possono in realtà nascondere nocive targettizzazioni pubblicitarie

22/12/2022 di Redazione

Che prezzo ha la sobrietà? Ci sono delle applicazioni che monitorano le abitudini degli utenti che le scaricano sui propri dispositivi mobili. Le app del fitness, da questo punto di vista, hanno aperto la strada: monitoraggio delle ore di corsa o di esercizio fisico, con conseguente esplicitazione – sempre all’interno dell’app – delle proprie abitudini e del proprio stile di vita. Con tanto di tracciamento dei luoghi frequentati, ad esempio. C’è un ulteriore passo in avanti alla fine di questo 2022, passo in avanti che sembra in qualche modo anticipare un trend del prossimo anno: le app contro le dipendenze. C’è chi scarica diversi strumenti che permettono agli utenti di controllare i propri istinti: la dipendenza da alcol, da droga, da sesso, da gesti di autolesionismo. In molti vedono queste applicazioni come un qualcosa di più alla portata rispetto al fatto di rivolgersi a uno specialista in dipendenze: innanzitutto perché non hanno un costo e poi perché la distanza fisica rispetto a un’altra persona può far sentire protetti. Ma cosa succede se questo senso di protezione, in realtà, è soltanto illusorio?

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App contro le dipendenze, quali possono essere i rischi

Per funzionare correttamente, infatti, queste applicazioni hanno bisogno di molti dati personali e di essere aggiornate in maniera frequente. Occorre inserire le caratteristiche delle proprie dipendenze, l’ultima volta in cui si è bevuto un bicchiere di vino o una pinta di birra, l’ultima volta che c’è stato un incontro ravvicinato con una droga, ma anche altre informazioni all’apparenza innocue, che – il più delle volte – riguardano le abitudini della nostra giornata.

Se alcune app prevedono, all’interno delle privacy policies, delle indicazioni parecchio stringenti sulla conservazione e la circolazione dei dati personali, altre app di questo tipo – ce ne sono tantissime e non è possibile monitorarle una per una – sono molto più discrezionali nelle regole sulla privacy. Electronic Frontier Foundation è una associazione che, negli Stati Uniti, sta provando a tenere traccia di tutte queste applicazioni e dei loro effetti sugli utenti e sulla loro privacy.

L’associazione sostiene che, se le app contro le dipendenze dovessero condividere i dati personali richiesti per il corretto utilizzo, allora una serie di categorie di terze parti potrebbero avvantaggiarsi rispetto all’utente che, ingenuamente, crede di poter fornire in buona fede informazioni personali a un dispositivo elettronico. Queste categorie sono rappresentate da ricercatori indipendenti, inserzionisti pubblicitari, truffatori, assicuratori e datori di lavoro. Lo ha evidenziato il Washington Post, intervistando proprio i rappresentanti di Electronic Frontier Foundation.

La loro analisi, certo, ha fatto emergere anche dei comportamenti virtuosi. Dopo aver controllato 11 app per il monitoraggio delle abitudini della persona, i ricercatori di EFF hanno ritenuto che l’app Streaks sia quella meno invasiva in termini di privacy: non soltanto non trasmette i dati personali degli utenti a terze parti, ma nemmeno conserva i dati personali degli utenti se non si attivano volontariamente i backup di iCloud nelle impostazioni dell’app. Questo, ovviamente, impedisce a Streaks di essere un’app gratuita, ma il suo costo resta comunque contenuto (l’addebito è di 4,99 dollari al momento del download).

Come riconoscere un’app contro le dipendenze che cerca di ottenere dati personali

Quello a cui dobbiamo stare attenti anche in Italia nel prossimo futuro, con il 2023 che si annuncia come un anno di tendenza per questo tipo di applicazioni che arriveranno anche nel nostro Paese, attraverso diverse declinazioni, è proprio il concetto della gratuità al prezzo della diffusione dei dati personali. Quando un servizio viene presentato come privo di costi, è sempre probabile che siano i dati personali la vera merce di scambio. Allora, può essere utile comprendere che un’app per il monitoraggio delle abitudini e contro le dipendenze, ad esempio, non deve aver bisogno di conoscere la propria posizione geografica, può non avere bisogno dell’accesso al microfono o alla fotocamera dello smartphone, può non avere bisogno di informazioni strettamente personali, oltre a quelle sul tracciamento del proprio comportamento. L’indicazione è importante: si tratta di elementi di alert che possono facilmente creare un discrimine, in quella che è destinata a diventare una moda, tra ciò che è in buona fede (e può essere d’aiuto) e ciò che non lo è.

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