Oltre 500mila casi di infezioni per antibioticoresistenza: «L’arma migliore è lavarsi le mani»

29/01/2018 di Redazione

Un dato parziale, che prende in considerazione soltanto i numeri di 22 Paesi (tra i quali, ad esempio, non c’è l’Italia) e che non registra le conseguenze della tubercolosi. Eppure, enorme per proporzioni: al mondo ci sono oltre 500mila casi di infezioni per antibioticoresistenza. A dirlo è l’Organizzazione mondiale della Sanità. Sono tantissime le persone contagiate da e.coli o da stafilococco aureo, ad esempio: «Il rapporto – ha affermato Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell‘Oms – conferma la grave situazione di resistenza agli antibiotici in tutto il mondo».

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ANTIBIOTICORESISTENZA, COSA SUCCEDE IN ITALIA?

Per avere un’idea di quanto accade in Italia – visto che il suo dato non compare tra quelli presentati nel rapporto dell’Oms sul tema – si può far riferimento a quanto sottolineato dall’associazione Dossetti che parla di circa 7000 morti l’anno per infezioni batteriche contratte negli ospedali italiani.

La soluzione – quella proposta dall’Istituto superiore di Sanità – è piuttosto semplice: «Basterebbe lavorare sulla prevenzione per evitare che le infezioni si diffondano – ha spiegato il direttore  del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza -. Basta lavarsi bene le mani per fare prevenzione».

ANTIBIOTICORESISTENZA, ANCHE L’ALIMENTAZIONE È IMPORTANTE

Tuttavia, l’antibioticoresistenza è dovuta anche all’utilizzo di farmaci negli allevamenti. Secondo quanti riportato dalla rivista Science, in un articolo che si basa sul lavoro di un team di scienziati, mettere un limite a questa pratica o, in alternativa, tassare il consumo di antibiotici veterinari e ridurre il consumo di carne, potrebbe rappresentare una ulteriore mossa per contenere un fenomeno che viene considerata una sorta di emergenza mondiale, sulla quale da tempo ha concentrato la sua attenzione anche l’Onu.

Insomma, i dati che arrivano dall’Oms non sono affatto da sottovalutare e devono essere in qualche modo affrontati anche in maniera organica all’interno del dibattito pubblico. Perché la campagna elettorale non sta mettendo al centro della propria agenda questa vera e propria emergenza sanitaria?

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