Il racconto del rianimatore di Bergamo contagiato: «È difficile, ma occorre resistere»

13/03/2020 di Enzo Boldi

Nei giorni scorsi sono arrivate le prime testimonianze di persone che, piano piano, stanno superando il Covid-19. Oggi il quotidiano La Repubblica ha raccontato la storia di Angelo Vavassori, rianimatore dell’Ospedale di Bergamo, che dopo una grande paura, si sta risollevando. Dalla febbre ai problemi respiratori, fino all’intubazione e le terapie che ora, a due settimane di distanza, hanno avuto un esito positivo. L’uomo, dalla sua viva voce, ha voluto raccontare quei giorni tremendi, vissuti tra paura e speranze. Ora il suo decorso va avanti tranquillamente e il peggio sembra essere passato.

LEGGI ANCHE > Luigi, Morena, Angelo e Daniela: i racconti di chi sta sconfiggendo il Coronavirus

Angelo Vavassori è un 53enne di Treviolo. Di professione fa il rianimatore all’Ospedale di Bergamo e, prima del contagio, aveva visto gli effetti del Covid-19 sulle persone che sono state ricoverate nella sua struttura. Ma a contagiarlo non sono stati i due pazienti con cui ha avuto a che fare il 22 febbraio (giorno dei primi contatti), perché allora indossava mascherina e tutte le protezioni da protocollo. Probabilmente il tutto è avvenuto attraverso qualche altra persona che si trovava in ospedale per altre cure.

Angelo Vavassori, il rianimatore sopravvissuto al Covid-19

Il 53enne ha raccontato le sensazioni fisiche e psicologiche che si provano: «In poche ore sono passato da 15 a 40 respiri al minuto. Non mi entrava più aria nei polmoni e ho quasi perso la vista – ha detto Angelo Vavassori a La Repubblica -. Se sono qui lo devo ai miei colleghi medici, eroi non retorici. Nei momenti più duri mi hanno fatto sentire tranquillo. La mia storia, in ore nere, può aiutare molti a non lasciarsi andare». La febbre alta e i problemi respiratori li ha accusati il 29 febbraio. I posti letto in ospedale erano già esauriti, quindi aveva deciso di rimanere isolato in casa, in una stanza distante dalla moglie e dai loro quattro figli.

Il racconto della malattia

Poi la situazione è precipitata. Poca aria nei polmoni, la febbre alta, quella sensazione di soffocamento, la debolezza e i problemi agli occhi che gli consentivano di vedere poco cosa gli stesse accadendo attorno. Fino a quel letto in terapia intensiva che si è liberato e che gli ha dato l’opportunità di essere intubato e salvato: «La dispnea toglie totalmente il fiato. Mi hanno infilato subito nel casco Peep a pressione di fine respirazione positiva. Ho provato a farcela senza essere sedato e intubato. Si perde comunque conoscenza, non è stato facile».

L’invito a non mollare

Per 48 ore ha perso conoscenza, mentre è stato sottoposto al protocollo con il cocktail di farmaci previsti. Poi il risveglio nel letto di ospedale: «Pensavo di essere a casa, appena assopito. Invece nel letto accanto al mio c’era un paziente che avevo curato io per il Covid-19. Come ai bambini, ogni cosa appare nuova e straordinaria. Questo dramma ci insegna il valore di ogni piccola cosa». Ora Angelo Vavassori si trova ancora ricoverato nel reparto di gastroenterologia, riconvertito al Covid-19. La sua storia, però, restituisce speranza in un periodo difficile: «Non fatevi paralizzare dalla paura. Bisogna restare tranquilli e affidarsi ai medici. Ti tirano fuori, ogni polmonite regredisce. La mia preoccupazione però è un’altra».

(foto di copertina: da Twitter)

Share this article