Anche Wordle inizia a mostrare il suo lato oscuro
Il famoso gioco che da meno di un mese è di proprietà del New York Times palesa i primi sintomi del tracciamento pubblicitario
20/02/2022 di Enzo Boldi
Una delle chiavi del successo di Wordle, oltre alla natura stessa del gioco, era l’assenza di tracciamento pubblicitario. L’app gratuita, un unicum in questo periodo storico, era pulitissima per quel che riguarda il tracking. Parliamo al passato, perché come rivelato da un’inchiesta di Gizmodo, il presente è ben diverso da quel che era l’applicazione fino a qualche settimana fa. Poi, con l’acquisizione da parte del New York Times, le carte in tavola sembrano essere cambiate. E non di poco. E non solo per quel che riguarda le dinamiche del gioco.
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L’app, per il momento, è ancora gratuita. Ma per quanto può durare. L’accordo commerciale che ha portato il New York Times ad acquistare i diritti (ma anche tutto lo sviluppo) di Wordle è stato molto esoso. Si parla di un investimento da oltre un milione di dollari. Una cifra che rispetto al macro-modello matematico dell’economia digitale sembra essere molto ridotta. Ma, occorre ricordarlo, l’app è famosa e molto usata per la sua semplicità che non comporta costi di gestione molto elevati. Ma torniamo alla questione iniziale: per quanto tempo potrà rimanere gratis? Per il momento non è prevista alcuna tariffa, ma l’indagine di Gizmodo mostra un cambiamento già in atto: l’occhio del tracciamento pubblicitario è stato attivato da qualche giorno.
So no the NYT did not make Wordle harder or even change it all that much…. but can you imagine how hard it will be now if they had *any* plans to tweak it? Whew.
Separately, NYT didn’t change the game, but they sure changed the deployment. Lots more tracking. pic.twitter.com/HbrkF5o0eh
— Ben Adida (@benadida) February 16, 2022
La testata ha spiegato che il New York Times ha rifiutato qualsiasi commento sulla comparsa dei tracker pubblicitari all’interno dell’applicazione.
Wordle ha iniziato a fare tracciamento pubblicitario sull’app
Ma di cosa stiamo esattamente parlando? Vedendo la ricerca effettuata da Ben Adida, emergono circa 12 tracker individuati durante la connessione all’applicazione. La maggior parte di quei riferimenti rimandano a link correlabili direttamente al sito del New York Times. Insomma, si tratterebbe di tracciamento interno che rimanda alla campagna di abbonamento del quotidiano che ha acquistato il gioco. In rosso, invece, compaiono due tracker esterni. Questo vuol dire che, collegandosi all’applicazione Wordle, avviene una condivisione anche a terze parti esterne a quell’ecosistema che fino a qualche giorno fa era chiuso.
Tracciamento pubblicitario e non solo. Perché quei dati personali possono essere utilizzati non solo per il tracciamento delle abitudini di navigazione. Per esempio, i dati sulla geolocalizzazione potrebbero essere condivisi. Un qualcosa che – occorre dirlo – potrebbe avvenire utilizzando molte delle applicazioni che utilizziamo tutti i giorni. Ma, quando ci colleghiamo (almeno la prima volta) siamo noi stessi a dare l’autorizzazione ai cookie e ai tracker verso terze parti. Cosa che, invece, per il momento non succede su Wordle. Questo non vuol dire che l’applicazione porterà sicuramente a una libera condivisione dei dati, ma la presenza di tracker esterni (inesistenti fino a qualche giorno fa) è simbolico di come l’applicazione stia cambiando nella sua forma invisibile agli occhi. Anche se all’esterno sembra rimanere sempre la stessa.