In cosa dovrebbe consistere la Amazon tax a cui sta pensando il governo Meloni
Si tratta di una misura che aiuterebbe i cosiddetti negozi di prossimità, sfavorendo i colossi dell'e-commerce. Esclusi i delivery del food
21/11/2022 di Gianmichele Laino
Tempi di manovra: l’esigenza comune è quella di trovare – il prima possibile – delle risorse con cui poterla finanziare. Il governo di Giorgia Meloni, alla sua prima prova di questo tipo, sta cercando di operare in un contesto in cui – a livello economico – tutti gli sforzi sembrano essere concentrati nel risolvere la cosiddetta crisi energetica. In un quadro del genere, si inserisce la proposta della cosiddetta Amazon tax, un costo in più previsto per tutti coloro che ordineranno beni non di prima necessità online, facendoseli recapitare a casa. Va da sé che non sarà soltanto Amazon a essere coinvolta, ma tutte quelle aziende che operano nel settore dell’e-commerce e che non fanno parte della categoria alimentare e dei beni di prima necessità.
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Amazon tax, cos’è e come funzionerà
Non ci sono ancora dettagli economici sul peso specifico di questa potenziale misura. Fatto sta che il solo retroscena sulla possibilità che sia inserita in manovra ha scatenato non poche perplessità. La tassa – verosimilmente un sovrapprezzo che verrà applicato in caso di acquisti di beni non di prima necessità che saranno consegnati nelle abitazioni degli acquirenti – non è ancora stata quantificata. È stata presentata, però, come una misura che dovrebbe favorire i negozi di prossimità, quelli di quartiere, gli store fisici che hanno subito – in questi anni – la crescita del settore dell’e-commerce. Dalla schiera dei prodotti tassabili, però, vengono esclusi i beni alimentari e la spesa.
Il settore dell’e-commerce è stato fondamentale nel corso della pandemia. Grazie alle consegne a domicilio, i cittadini italiani (e non solo) hanno avuto la possibilità di continuare a fare acquisti online, in un momento di grande contrazione dei consumi. Inevitabilmente, però, questa propensione all’acquisto online ha mutato le abitudini di consumo dei cittadini, che si sono rivolti sempre di più al settore dell’e-commerce anche dopo i lockdown. Evidentemente, è proprio questo cambiamento nelle abitudini che vuole essere – in qualche modo – scoraggiato.
Per quantificare l’impatto di un colosso come Amazon sull’economia italiana, il responsabile Sell Services di Amazon in Italia, Giovanni Soltoggio, ci diceva questo: «Per il 63% delle imprese che utilizzano Amazon insieme ad altri canali di vendita, l’online è divenuto il principale canale di vendita. Oltre l’80% di queste PMI utilizza un mix di diversi canali online che include la vendita sul proprio sito aziendale, su Amazon e su altri siti online. L’85% di queste imprese ha fatto registrare un aumento importante del fatturato online affiancato, per circa un terzo di loro, ad una crescita parallela anche delle attività sui canali tradizionali». Va da sé che una Amazon tax così concepita andrebbe a incidere pesantemente su questi dati. Bisognerà capire a che livelli e per quanto tempo il governo deciderà di proseguire su questa strada, prima di capire quanto la misura – ancora un’idea – andrà a influenzare le aziende che operano in e-commerce e le abitudini dei consumatori.