Il M5S toglie il proprio simbolo al candidato sindaco di Cagliari dopo le sue frasi contro l’aborto

16/05/2019 di Enzo Boldi

A Cagliari il dibattito attorno ad Alessandro Murenu era diventato incessante e alla fine il Movimento 5 Stelle ha deciso di togliere il suo simbolo dalla candidatura a sindaco del capoluogo sardo del cardiochirurgo. Nelle scorse settimane, infatti, il capolista M5S delle comunali in programma il prossimo 16 giugno, aveva condiviso sulla propria pagina Facebook un messaggio contro l’aborto con un paragone allucinante. Nel suo passato social, inoltre, altre parole non al miele nei confronti dei migrati. Troppo per i vertici penstastellati che hanno deciso, con coraggio, di rimuovere il loro simbolo al fianco del nome di quello che era il loro candidato.

«Ci sono valori che fanno parte del Dna del MoVimento, come l’idea di una donna che ha diritti e doveri identici a quelli dell’uomo – afferma in una nota il Movimento 5 Stelle -. Nel lavoro, in famiglia, in amore. Ribadiamo che siamo lontani anni luce dalle posizioni espresse al congresso di Verona e oggi prendiamo le distanze da quanto affermato dal candidato a sindaco di Cagliari Alessandro Murenu. Chi vuole associare rivendicazioni come quelle espresse a Verona contro la donna al simbolo del MoVimento, si sbaglia di grosso ed è fuori dal nostro progetto».

Il Movimento 5 Stelle si ritira dalla corsa a sindaco di Cagliari

Una mossa coraggiosa, a costo di rinunciare alla corsa verso la poltrona di primo cittadino di Cagliari: «Ci vuole rispetto per la donna, ma soprattutto coerenza – conclude la nota ufficiale del Movimento 5 Stelle con cui si annuncia la decisione -. La lista non era stata ancora depositata. Al candidato sindaco è stata revocata la certificazione e inibito l’uso del simbolo. Non ci saranno candidati sindaci a Cagliari».

Cosa aveva scritto Alessandro Murenu

Alessandro Mureno, 58 anni di professione cardiochirurgo, sfiderà la candidata del centrosinista Francesca Ghirra e quello del centrodestra Paolo Truzzu per la corsa alla poltrona di Palazzo Bacaredda. Ma lo farà senza il simbolo del Movimento 5 Stelle che, fino a oggi, ha appoggiato la sua corsa. Fatale per lui quel post condiviso su Facebook in cui era scritto: «Chiamare l’aborto un ‘diritto della donna’ è come chiamare la lapidazione femminile un ‘diritto dell’uomo». E in passato aveva scritto: «Tutti coloro che prendono il Vangelo in mano per criticare le politiche sull’immigrazione, tutti coloro che lo prendono in mano per criticare il lusso della Chiesa sono invitati a prenderlo in mano anche quando si parla di aborto, eutanasia, matrimonio ecc…». Visioni medioevali che hanno spinto il Movimento 5 Stelle a prendere questa coerente e coraggiosa decisione.

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