Conte-2, atto primo: nega l’ingresso ai cinque migranti della Alan Kurdi
10/09/2019 di Redazione
Il primo atto della nuova gestione di Luciana Lamorgese al Viminale non è propriamente incoraggiante, anche se non si tratta propriamente di una prova del nove del nuovo governo Conte-bis sulla gestione dei flussi dei migranti. I cinque della Alan Kurdi della ong Sea-Eye, che da nove giorni si trovano davanti alle coste di Malta (l’isola aveva comunicato il divieto di sbarco), hanno chiesto aiuto attraverso la ong tedesca anche all’Italia. Che, attraverso la prima comunicazione ufficiale del ministero dell’Interno Luciana Lamorgese, ha negato l’approdo, con disappunto della stessa non governativa.
Alan Kurdi, negato lo sbarco in Italia a 5 migranti
#Italy today, unfortunately, is very quick when it comes to rejecting aid for #AlanKurdi pic.twitter.com/CgkxqQTdSM
— sea-eye (@seaeyeorg) September 9, 2019
Attraverso la Guardia Costiera italiana, l’Italia ha ricordato alla Alan Kurdi che, secondo il decreto sicurezza bis, diventato legge dello Stato lo scorso 31 agosto, l’imbarcazione non è autorizzata a entrare, transitare e fermarsi nelle acque territoriali italiane. Non proprio quella discontinuità che ci si aspettava da un nuovo governo, dopo la gestione di Matteo Salvini e della Lega.
Alan Kurdi, il primo atto del Conte-2 sull’immigrazione non è incoraggiante
Probabile che la comunicazione, al momento, sia semplicemente un passaggio tecnico dovuto al particolare confine istituzionale che il nuovo esecutivo italiano sta attraversando, con la ricerca della fiducia alla Camera (nella giornata di ieri) e al Senato. Ma i passaggi della burocrazia istituzionale restano sempre secondari rispetto al salvataggio delle vite umane. Una questione che potrebbe risultare decisiva anche alla luce della ricerca di una maggioranza in Senato, dove i numeri sono molto risicati e dove i voti della sinistra di LeU (da sempre a favore degli sbarchi e duramente critica con la gestione di Matteo Salvini) potrebbero essere decisivi.
FOTO: La mail della Guardia Costiera alla ong Sea Eye