Agatha Felix: l’omicidio che infiamma le favelas brasiliane

Si chiamava Agatha e aveva appena otto anni. La sua vita si è arrestata venerdì sera, quando una pallottola l’ha colpita alla schiena, mentre tornava a casa su un furgone con la nonna, nella favela Complexo Alemão , a Rio De Janeiro. Ma il proiettile non veniva da una delle tante gang che guerreggiano per il controllo del territorio, bensì dalla dalla polizia brasiliana. Uno dei tanti proiettili sparati durante un’incursione nella favela. Un’evidenza che ha scatenato un’enorme reazione in tutto il Brasile, paragonabile, per molti versi, alle azioni messe in campo dal movimento americano “Black lives Matter”, contro le violenze della polizia.


Già, perché la piccola Agatha Felix, è solo la quinta vittima minorenne uccisa nelle favelas brasiliane quest’anno, e la reazione popolare non si è fatta certo attendere. E puntano il dito sul governatore dello stato di Rio, un falco dell’estrema destra che si appresta a sfidare il presidente Bolsonaro in vista delle prossime presidenziali.

#Aculpaedowitzel: l’hashtag che è già diventato trending topic

E la rete si è già scatenata con un hashtag che punta le responsabilità nei confronti di Wilson Witzel, il governatore eletto lo scorso anno con la promessa di un “massacro” degli spacciatori di droga.

E anche sulla dinamica dell’incidente non si affievoliscono le polemiche: la polizia afferma di aver risposto a un attacco da parte di una gang. Una versione che contrasta però nettamente con quella dei residenti per i quali non c’è stata nessuna battaglia: la polizia avrebbe sparato a due uomini su una moto, colpendo invece il van con dentro la ragazza.

Un attacco che per molti attivisti è in linea con le politiche promosse da Witzel: non sono pochi quelli che non esitano a parlare di “genocidio” a proposito. Del resto il governatore, in più di un’intervista non ha esitato a paragonare gli spacciatori delle favelas ai terroristi che sarebbe preferibile uccidere. Parole che si allontanano molto dal cosiddetto “stato di diritto”, capace di scatenare una violenza cieca. Quel che è certo è che il Governatore Witzel ancora non ha chiesto scusa per quanto avvenuto. Un silenzio che pesa quanto un macigno.

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