Le contraddizioni della missione voluta da Obama in Afghanistan

11/12/2019 di Enzo Boldi

Gli Stati Uniti hanno mentito sulla guerra in Afghanistan e sulle missioni americane in Medio Oriente. È quanto emerso dall’ultima inchiesta del Washington Post che, dopo tre anni di battaglie legali, ha ottenuto dal governo a stelle e strisce quei famosi Afghanistan Papers. Si tratta dei documenti, a mo’ di dossier, che raccolgono tutte le informazioni sull’invio di militari tra Kabul e Baghdad. Tra le oltre duemila pagine emergono dettagli che fanno capire (anche se alcune cose erano già evidenti dalle cronache di guerra) come alcune decisioni di Bush e Obama fossero sconclusionate e contraddittorie.

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Partiamo dalla fine, da quell’invio dei rinforzi americani a Kabul fortemente voluto da Barack Obama durante il suo primo mandato. Era il 1° dicembre del 2009 quando la Casa Bianca propose il piano «surge». Si tratta dell’invio di altri 30mila soldati americani che si sono andati ad aggiungere ai 70mila già presenti sul territorio afgano. Un numero che si somma ai 50mila inviati dalla missione Nato. Una decisione a scadenza: fin dall’origine, infatti, era stato deciso di tenere quei rinforzi lì per 18 mesi. Una mossa contraddittoria, dato che i talebani – in ‘nemici’ dopo la sconfitta di Al-Qaeda – potevano raccogliere le forze per un anno e mezzo rimanendo celati, prima di tornare in auge dopo la dismissione del contingente.

Le verità americane negli Afghanistan Papers

E negli Afghanistan Papers emerge anche una modifica del piano originario voluto da George W. Bush. Dopo l’attentato dell’11 settembre, infatti, i militari americani andarono a Kabul. La missione doveva essere la sconfitta di Al-Qaeda. Il risultato, positivo per gli Usa, venne raggiunto nel giro di un tempo limitato e, secondo logica, i soldati avrebbero dovuto fare il loro ritorno alla base. Poi, però, venne trovato un nuovo nemico: i talebani. E da lì la missione in Medio Oriente è andata avanti senza soluzione di continuità.

Le questioni irrisolte in Medio Oriente

Perché dopo l’Afghanistan l’attenzione di Bush si spostò da Kabul a Baghdad. Ma la situazione lasciata sul territorio afgano non era delle più floride e il disimpegno fu ricco di contraddizioni. Migliaia di soldati, però, vennero inviati a in Iraq, con la stessa missione già progettata per sconfiggere Al-Qaeda. Ma siamo nel 2019, quasi 2020, e la situazione in Medio Oriente sembra esser tutt’altro che risolta. Le contraddizioni dei vari governi americani hanno portato a un perenne stato di tensioni non risolte. Nonostante le esultanze e gli annunci.

(foto di copertina: ANTONIO BAT / ANSA-CD)

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