Residenti contro host: il caos Airbnb a Firenze

Da una parte le associazioni di residenti, dall'altra i property manager che gestiscono gli immobili in locazione breve

06/10/2023 di Enzo Boldi

La decisione del Comune, che è stata adottata ma non ancora approvata, sugli affitti brevi a Firenze è una delle tante facce di un prisma che va a coinvolgere, in primis, grandi piattaforme del settore come Airbnb. Nelle motivazioni spiegate dall’amministrazione (che ha deciso di fermare le nuove locazioni brevi – attraverso l’iscrizione al portale per il versamento della tassa di soggiorno – nelle zone patrimonio dell’Unesco, quindi nel centro città), si fa riferimento all’aumento dei prezzi degli affitti e alla diminuzione degli alloggi disponibili per i cittadini.

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Come spesso accade in questi casi, gli interessi sono diversificati. Da una parte ci sono le associazioni e le iniziative di gruppi di cittadini che hanno fatto un plauso alla giunta Nardella per questa decisione (ma con la speranza che si proceda verso una norma orizzontale che regolamenti tutta la Toscana); dall’altra le associazioni dei property manager – coloro i quali gestiscono appartamenti convertiti in luoghi per l’affitto breve – che hanno già annunciato di esser pronti a impugnare (quando sarà approvata) questa delibera.

Affitti brevi Firenze, chi ci abita e chi affitta

In particolare, grazie a una collaborazione tra Sunia Firenze e l’associazione Progetto Firenze, da alcuni mesi sono nati alcuni sportelli (che ora hanno varcato i “confini” del capoluogo toscano espandendosi in altre città della Regione) a difesa degli abitanti delle zone centrali della città. L’iniziativa si chiama “Questo condominio non è un albergo”. Un nome che, ovviamente, è molto centrato e va a raccogliere le testimonianza di quei cittadini che vivono in condomini in cui uno o più appartamenti sono “dedicati” agli affitti brevi (attraverso piattaforme come Airbnb).

Le principali “denunce” riguardano i comportamenti dei turisti che frequentano la città e alloggiano in queste case attraverso gli affitti brevi Firenze. Ma c’è anche chi ha sottolineato come il processo di “turistificazione” della città abbia portato anche alla chiusura di molte attività commerciali che hanno lasciato il centro. Inoltre, come sottolineato più volte, l’espansione del meccanismo turistico attraverso Airbnb e similari ha portato anche a un aumento dei prezzi di locazione. Per spiegare nel dettaglio: un cittadino (non turista) che vuole affittare una casa per vivere nel capoluogo Toscano ha visto il costo degli affitti crescere tra il 10 e il 30% (in base alle zone).

C’è chi dice no

Da una parte, dunque, iniziative come “Questo condominio non è un albergo”. Dall’altra, invece, troviamo associazioni come Aigab (Associazione Italiana gestori affitti brevi) che si è detta pronta – come spiegato in un comunicato stampa – a fare barricate, presentando ricorso contro la delibera Nardella.

«I veri effetti della Delibera voluta dal Sindaco come lascito ai fiorentini, un provvedimento impugnabile che viola i diritti dei proprietari e dei gestori, saranno piuttosto uno stabile incremento di prezzi sia degli hotel che degli affitti brevi già attivi nel centro storico – ha dichiarato Marco Celani, Presidente di Aigab -. Poi, un incremento degli immobili destinati agli affitti brevinelle periferie ben collegate dai mezzi. Ed è davvero paradossale che la restrizione ipotizzata andrà nella direzione opposta a quella dichiarata.Infatti, immobili che oggi non sono appetibili, o lo sono poco, per il mercato del breve, grazie alle restrizioni e agli aumenti dei prezzi del centro, lo diventeranno». 

Due punti di vista che sono in evidente contrasto tra loro per motivi piuttosto ovvi. I cittadini (e le associazioni di rappresentanza) sostengono che il turismo amplificato dalle pratiche in stile Airbnb sia diventato insostenibile, mentre gli host e chi ha in gestione case e abitazioni in locazione turistica breve ritiene che l’aumento dei costi degli affitti non sia loro responsabilità e strette come quelle fatte dal Comune di Firenze non miglioreranno la situazione.

La risposta di Airbnb

A questo, bisogna aggiungere anche la posizione ufficiale di Airbnb, che Giornalettismo ha avuto modo di raccogliere: «Siamo consapevoli – spiegano dalla piattaforma – delle difficoltà che la pressione turistica esercita sul centro storico di una città d’arte come Firenze, ed è giusto lavorare a un sistema di regole che consentano di trovare un punto di equilibrio fra residenti e viaggiatori».

La multinazionale, dunque, si mostra propensa ad ascoltare le ragioni che stanno dietro a questa decisione istituzionale, ma aggiunge: «L’iter è ancora in corso e nella fase di consultazione ci sarà modo per il Comune di ascoltare il punto di vista dei piccoli proprietari che contano sulle entrate realizzate affittando ai turisti per far quadrare il bilancio familiare. Crediamo che una normativa quadro nazionale basata sul codice di registrazione nazionale sarebbe da preferire».

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